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Lettera per Taranto

E’ con gran piacere che pubblichiamo la lettera del Maestro d’Ascia e membro onorario de “Le Sciaje” Cataldo Portacci

RIFLESSIONI E PROPOSTE PER LO SVILUPPO ECOCOMPATIBILE DELLA NOSTRA CITTA
La decisione della Marina Militare, presa sulla base delle direttive del Ministero della Difesa, di trasferire in Mar Grande, presso la Nuova Base di Chiapparo, alcuni servizi logistici e amministravi, libera alcune importanti aree e relative strutture del territorio tarantino. Tale scelta renderebbe, in particolare, l’ affaccio sul Mar Piccolo dove è situata l’attuale Banchina Torpediniere fruibile alla Città.
Questo può costituire una grande opportunità per costruire la Città che vogliamo, la Taranto del futuro: una Città più ecocompatibile e a misura d’uomo in armonia con il recupero di una parte importante della Nostra identità cittadina.
Il percorso di sviluppo è stato proposto ed indicato nel corso degli ultimi anni da molte componenti politiche – istituzionali e culturali di Taranto; le quali scevre da interessi di parte sono da sempre impegnate al servizio per il bene della Nostra Città.
Nei prossimi mesi, dopo il difficile periodo amministrativo utilizzato per terminare la fase del dissesto finanziario, il Consiglio Comunale, che sarà eletto nella prossima primavera, deve iniziare un percorso più virtuoso attraverso l’elaborazione di un nuovo Piano Regolatore della Città e dei relativi Piani Particolareggiati. Un percorso che si deve sviluppare, quindi, verso tutto il territorio comunale con il contributo sinergico tra Marina Militare e le forze politiche, culturali, economiche e imprenditoriali presenti nella realtà tarantina
Il Piano Regolatore deve avere una sua valenza e centralità per fermare l’espansione della Città sbilanciata verso la zona sud – orientale. In tal senso, al fine di poter recuperare ad un ruolo centrale la zona del Borgo e Città Vecchia. Il Piano non deve essere disgiunto dalla fruibilità piena delle risorse marine e paesaggistiche anche con la bonifica ambientale produttiva del Mar Piccolo. Il Borgo Antico deve poter svolgere un suo ruolo specifico nel contesto cittadino come Centro Direzionale della Pesca, della Mitilicoltura e Turismo. All’Isola della Città Vecchia deve essere consentito di esprimere tutte le sue potenzialità non solo per periodi limitati ad alcuni eventi. Per avviare un percorso virtuoso sarebbe necessario dare seguito ai preziosi suggerimenti per il recupero ambientale e produttivo proposti dall’IAMC CNR “A. Cerruti” di Taranto insieme al Polo Scientifico e Tecnologico Magna Grecia lo scorso 17 novembre. Dal Piano non dovrebbero esser disgiunta la preziosa presenza dell’Isola di San Paolo che potrebbe essere utilizzata come presidio centrale della ricerca e della tutela ambientale dell’intero Golfo di Taranto .
Anche per la vivibilità della Città è possibile intraprendere nel breve termine delle iniziative rivolte a decongestionare il traffico e migliorare la qualità dell’aria. In tal senso sarebbe utile integrare il trasporto urbano con bus navetta pubblico, anche rilanciando quello via mare, con aree di sosta attrezzate agli ingressi della Città.
Un attenzione particolare merita l’affaccio verso il Mar Piccolo: Banchina Torpediniere, Rampa adiacente e Ospedale Militare a cui dovrebbe essere rivolto un progetto a medio e breve termine organico e omogeneo. I preziosi poli museali (Marta e Reperti del Museo
Oceanografico dell’IAMC CNR ) della zona e la Villa Peripato dovrebbero essere integrati in una logica di fruibilità turistica e culturale anche attraverso dei percorsi pedonali. Solo così si potrebbe ridare alla Città agli antichi splendori, ad esempio ricostruendo la Scalinata Monumentale della Villa Cittadina. Al suo ingresso potrebbero essere collocati i due Leoni in pietra che facevano bella mostra all’ingresso della Villa di Monsignor Capacelatro, demolita per costruire l’Ospedale Militare. Oggi le sculture sono custodite dalla stessa Marina Militare presso il suo nosocomio.
Con rammarico ho appreso, attraverso la stampa, la notizia della demolizione della ex nave Ammiraglia della Marina Militare Vittorio Veneto. Essa è attualmente in disarmo agli ormeggi della Banchina Torpediniere. In tal caso si vanificherebbero tutte le proposte ed i progetti di valorizzazione volti trasformarla in monumento nazionale della Nostra Marina. Il suo recupero potrebbe essere il valido ed insostituibile simbolo del contributo offerto dalla Città di Taranto nel corso dei 150 anni di Unità Nazionale. Bisogna, perciò, intervenire in tempo per evitare la demolizione della Nave: non si distruggerebbe solo un vascello, ma anche tutti i valori che nel bene e nel male hanno contraddistinto una parte importante delle Nostra Storia.
In tal senso invito le Autorità Istituzionali, Il Sindaco Ezio Stefano, Il Presidente della Provincia Gianni Florido e le componenti istituzionali della Nostra Provincia di promuovere una petizione popolare rivolta al Ministero della Difesa e dei Beni Culturali. Essa potrebbe essere svolta in stretta collaborazione con le stesse Autorità Marittime di Taranto.
Per il recupero e la fruibilità turistica e culturale della Vittorio Veneto dovrebbe essere attivati dei progetti finanziati con i fondi previsti dalla Programmazione Comunitaria in materia di recupero e valorizzazione del patrimonio storico.
Queste sono alcune proposte indirizzate allo stimolo di iniziative per la rivalutazione del Nostra Città. Si deve creare un movimento di opinione culturale cittadino capace di superare uno stato diffuso di apatia in una parte non trascurabile della Città di Taranto.
Per realizzare questo percorso l’intera classe politica cittadina è chiamata a fare uno storico salto di qualità.
Taranto, 1 gennaio 2012

Cataldo PORTACCI

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I Giovedì alla Torre

L’Associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje” ha avviato da alcuni mesi un percorso, culturale e didattico, finalizzato al recupero e tutela del patrimonio della civiltà della pesca a Taranto. Percorso progettuale, risultato vincitore del concorso “Principi Attivi 2010 – Giovani Idee per una Puglia Migliore” della Regione Puglia, che vuole porre un necessario argine alla perdita di memoria storica della città e costruire un laboratorio d’idee per contribuire allo sviluppo di Taranto nonché alla valorizzazione dei comparti pesca e mitilicoltura.

L’associazione “C.S.D.R. Le Sciaje” sin dall’inizio delle sue attività ha curato gli approfondimenti culturali, le visite guidate e l’organizzazione di eventi all’interno dell’Esposizione “Il Tempo del Mare”, allestita all’interno della Torre dell’Orologio in Piazza Fontana dal Centro Ittico Tarantino s.p.a. in collaborazione con IAMC-CNR Istituto Talassografico “Attilio Cerruti” e Comune di Taranto. Esposizione che da più di un anno sta offrendo un contributo fondamentale nel restituire alla Piazza Fontana il suo storico ruolo di agorà della città di Taranto.

Durante le prossime festività natalizie proseguiranno, quindi, le attività culturali programmate all’interno della Torre dell’Orologio con tre appuntamenti previsti per ogni giovedì (22/12, 29/12, 5/01). Appuntamenti che prevedranno visite guidate, approfondimenti, allestimenti fotografici e spazio aperto a discussioni tra cittadini, associazioni e chiunque voglia offrire un contributo di esperienze ed idee.

In particolare, le tematiche previste saranno :

22 dicembre

Il Galeso: dalla gloria passata all’attuale abbandono, idee di gestione per un parco naturalistico e culturale. Con la collaborazione del WWF Taranto Onlus, curatore della mostra fotografica “Uniti per la Natura” – biodiversità a confronto tra Gambia e Riserva Regionale Orientata Oasi Palude “La Vela”.

29 dicembre

La Molluschicoltura Tarantina: storia, crisi e possibile rinascita di una delle più importanti attività produttive dei due mari.

5 gennaio

“Taranto Vecchia e il Mare” Bene Comune: idee e proposte culturali per la rigenerazione sostenibile del Centro Storico e del suo Waterfront. Esperienze e progettualità a confronto.

 

Si invita la cittadinanza a partecipare. Inizio previsto alle ore 18 e 30.

Per informazioni:

Web: www.lesciaje.it

e-mail: lesciaje@gmail.com

Tel: 3889538912

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Un anno alla Torre dell’Orologio!

COMUNICATO STAMPA

L’Esposizione Permanente della Mitilicoltura Tarantina “Il Tempo del Mare” il prossimo 11 dicembre festeggerà il primo anno di attività!

Allestita dal Centro Ittico Tarantino, in collaborazione con IAMC-CNR Istituto Talassografico “Attilio Cerruti” e Comune di Taranto, l’Esposizione è stata inaugurata nel 2010 all’interno della Torre dell’Orologio, storico monumento municipale della Piazza Fontana in Città Vecchia.
Sin da subito si è dimostrato fruttuoso il partenariato tra il Centro ittico Tarantino e l’Associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca – Le Sciaje” di Taranto, vincitrice del progetto della Regione Puglia “Principi Attivi 2010 – Giovani Idee per una Puglia Migliore”, che ha curato gli approfondimenti culturali, le visite guidate e l’organizzazione di eventi all’interno dell’Esposizione.

Nello spazio espositivo è stato realizzato un percorso, basato su un approccio storiografico, scientifico e demo-etno-antropologico, finalizzato alla promozione e alla conoscenza delle pratiche tradizionali e moderne delle attività produttive dei mari di Taranto, nella consapevolezza che la cultura del mare costituisce ancora oggi elemento fondamentale della vita economica e sociale Tarantina.

In quest’anno di attività migliaia di visitatori e decine di scolaresche e gruppi organizzati hanno usufruito del lavoro di riscoperta della cultura marinara tarantina portato avanti all’interno della Torre: un numero di visite comparabile con quello del rinnovato Museo MarTa e del prestigioso Castello Aragonese, luoghi simbolo dell’offerta Turistico Culturale della Città.

Riscoprire il fascino della città di Taranto e della sua storia legata ai due mari, attraverso diffuse attività culturali e sociali, contribuisce a dare una visione urbana sostenibile indirizzata non solo alla Città Vecchia ma anche alla valorizzazione di Piazza Fontana, già Piazza Maggiore, porta occidentale cittadina e storico agorà civico, culturale e commerciale.

Nei prossimi mesi sono previste novità sull’esposizione, oltre a diversi eventi culturali e scientifici, che contribuiranno concretamente alla fruizione turistica e sociale della nostra Città. Il Centro Ittico Tarantino, il Comune di Taranto, l’Associazione “C.S.D.R.-Le Sciajeinvitano la cittadinanza e tutti gli interessati a visitare l’esposizione nella giornata di domenica alle ore 10 e 30 per una “speciale” visita guidata a cui prenderanno parte diversi appassionati cultori e studiosi della Tarentinità. Sarà presente tra gli altri anche il Sindaco dott. Ippazio Stefàno.

Centro Ittico Tarantino

A.P.S. “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje

Per informazioni, prenotazioni e contatti:

Centro Ittico Tarantino Tel 099 4712407

Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje Tel 388 9538912

email: lesciaje@gmail.com

web: www.lesciaje.it

pagina facebook “Il Tempo del Mare”

 

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Il fiume Galeso

Dopo le nostre attività di sopralluogo al fiume Galeso, pubblichiamo un prezioso scritto di uno dei più eminenti studiosi della costa pugliese, Pietro Parenzan:

L’unico corso d’acqua che sfocia nel primo seno del Mar Piccolo è il Galeso (…), celebrato da Ovidio, da Marziale, da Virgilio, da Orazio, da Properzio e Stazio. Le sue acque erano famose per la lavatura delle lane memorate da Marziale le quali al dir di Strabone e Plinio lasciavansi nel natìo colore per non diminuirsene il pregio colle tinte, e furono rinomate non solo per la morbidezza, come assicura Varrone, ma per il lustro come dice Strabone.
Columella, il quale si portò espressamente a Taranto per comporre la sua dottissima opera sull’agricoltura, (…) ci fa sapere che prima della tosatura lavavansi le pecore colla radice dell’erba lanaria (Gypsophila struthium ) (…) una pianta medicinale propria delle stazioni aride in prossimità della costa mediterranea, ed è frequente nei campi che fiancheggiano il Galeso. (…) Il Galeso, o Galese (come lo cita il Cerruti) è indubbiamente il più importante immissario di superficie che sbocca nel Mar Piccolo, sulla costa più settentrionale del primo seno.
Raggiunge il mare con un percorso di 900m., e la sua sorgente sgorga da un ampia polla che viene a trovarsi in una lieve depressione del suolo tanto che se per un bradisismo negativo il suolo si abbassasse di un solo metro, anche la sorgente del Galeso diventerebbe un “citro” sommerso (…). Il nome Galeso, secondo il Mazzocchi, deriverebbe dai linguaggi d’Oriente e significherebbe “trasmigrazione”; ma C. Atenisio Carducci non è dello stesso avviso, e ritiene più verosimile la provenienza dalla radice ebraica Galas, che significa “tosare”…Questa etimologia, oltre al non essere niente sforzata, è molto acconcia, se si abbia riguardo alle lane, di cui sempre abbondò l’antico Taranto, onde cantò. Potrebbe dunque dirsi, che dal mestiere di tosar gli armenti, che forse pratica vasi nelle pertinenze del Galeso (…) di cui pascoli ben s’impinguavano le pecore, e nelle cui acque, pria di tosarsi, si lavavano, per render più morbide le lane, siasi posto quel fiume un tal nome da’ Fenici, che qua approdarono, i quali avranno insegnato a’ primi abitanti la preparazione della lor celebre porpora, nella quale in seguito i Tarantini cotanto s’istruirono, che divennero famosi artefici.Fin ai tempi suoi lo stesso Marziale ci fa comprendere, che nel Galeso vi fusse il Purgo, in cui si tergevano le lane. (…)
Indubbiamente, nel passato, quello delle lane da lavare e imbiancare era un problema di vasta risonanza, che investe tutta la storia del Galeso e dei nomi ad esso attribuiti.(…). (…) Se mi son dilungato forse troppo sulla questione delle “pecore bianche gentili” , è perché il Galeso, per l’importanza che presenta come tributario del Mar Piccolo, per la sua fama che i tarantini gli attribuiscono non sempre conoscendone le ragioni, credo opportuno, in una monografia come la presente, che, pur avendo come scopo principale la biologia del mare, mira anche ad una profonda conoscenza generale dell’interessante bacino, di trattenermi senza lesinare righi, su quella che in fin dei conti è anche una fon te di ricerche biologiche tutt’ ora ricca di promesse. Come non dire che…”tutti gli antichi ammettevano un Genio, che presiedeva a’ fiumi: quel del Galeso chiamavanlo Corduva. Di qua’ s’apre il campo l’Autore ad un grazioso Episodio. Fa prendere al fiume la sembianza d’uomo, e finge che tal avesse ammaestrato un antico pescatore per nome Antigene nella scienza, e generazione delle cozze nere, e nell’arte di vari ordigni pescherecci (…).
(…) Abbiam visto quindi che il Galeso, se ha mantenuto degli antichi tempi la sua lunghezza, molto è alterato nei suoi aspetti alle sponde…perché oggi questi sono molto diversi (…). (…) Ho voluto, appunto, veder chiaro nella faccenda, e procedere all’esplorazione del Galeso (…). (…) La larghezza del corso d’acqua non è di un “paio di metri”, bensì, lungo gran parte del percorso, di oltre 10-12 metri, fino 14.
La mia ricognizione è stata fatta il 17 Ottobre, sbarcando alla foce dell’ormai famoso Galeso. Vista dal mare, la foce appare incorniciata da bosco. A destra si stende un bosco di Eucalipti, e lungo la strada costiera c’è una rada siepe di Tamarici. A sinistra, il bosco di alti eucalipti è preceduta dalla fascia di verde più chiaro di una pineta. La foce è larga circa una dozzina di metri, sormontata da un rozzo ponticello in legno sostenuto da alcuni tralicci in ferro. Guardando dal ponte, si vede che il letto del corso d’acqua è invaso da chiazze di Cymodocea prolifera e di Caulerpa prolifera miste a Cloroficee e poca Ulva lactuca (…). Risalendo il Galeso pare allargarsi un po’ (…) e le rive si fanno più ricche di vegetazione (…). (…) Numerosi appaiono in acqua i pesciolini: sono novellame di Cefali qualche Gobbius sp., ma soprattutto Gambusie.Abbondano i Gamberelli e i granchi (…). Sul terreno vicino cresce rigogliosa la Mentha (…). (…) A circa 700 metri dal mare il corso d’acqua è sormontato dal ponte ferroviario della linea Taranto – Nasisi. Sotto il ponte, delle banchine in muratura restringono il canale (…). A monte di questa strettoia. Il fiume è ormai ben imbrigliato dalle banchine (…) e in questo tratto, limitato a monte da una saracinesca manovrabile, la vegetazione acquatica è molto ricca (…).
Oltre la saracinesca il canale si sperde in un fragmiteto (…). La polla sorgiva, sempre ornata da fragmiti, di crescione e di cloroficee, ha un ‘ampiezza di circa 20-25 m., e da dove è possibile avvicinarsi maggiormente, si scorge, attraverso l’acqua limpida profonda dai 4 ai 5 metri, un fondo sabbioso cinereo. Il percorso totale, dal mare alla sorgente, è di 900 metri, con larghezza media di una decina di metri e profondità oscillante dai 0.30 ai 2,80 metri (…).
Del Galeso oggi (1981) si parla molto, e sorgono anche comitati per una sua valorizzazione, che, più che economica e turistica, dovrebbe essere valorizzazione storica e culturale, perché, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, costituisce un bene culturale ambientale di alto interesse, un bene da salvaguardare ad ogni costo, nel modo più assoluto. La zona del Galeso dovrebbe venir pulita, sgombrata da macerie e immondizie, favorendo lo sviluppo della flora spontanea, eliminando il cemento che invade tutto il percorso a monte, verso la sorgente, compreso il posto di lavaggio delle macchine, ridando a tutto il percorso l’aspetto primitivo, ritoccando la periferia del “citro” per poter consentire la vista del pittoresco laghetto sorgivo con la fascia marginale a denso fragmiteto (…).
Come “attrezzature”, poi, la “riserva” potrebbe avere solo panchine possibilmente mascherate (verdi9, senza alterare il paesaggio, qualche posto di ristoro marginale, ma non dovrebbe essere un parco divertimenti. Tutto ciò senza toccare l’ambiente acqueo con la sua flora e fauna naturale tutt’oggi esistente, che comprende fra altro – unica stazione tarantina – il granchio fluviale Potamon(…).
Si potrà riabilitare la foce del fiume, ma purtroppo non si eliminerà mai l’imponente struttura della sovrastante strada statale, che dà al corso Centrale del Galeso un aspetto di “scantinato” incredibile. Restano le nostre speranze per il futuro.

Tratto da “Il Mar Piccolo di Taranto” Prof. Pietro Parenzan
Taranto 30 Novembre 1984

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I Maestri d’Ascia

La flotta di pesca tarantina era costituita da imbarcazioni piccole, agili, in grado di navigare a remi o con piccole vele latine ma, al contempo, sufficientemente resistenti da sostenere il peso del pescato e degli attrezzi da pesca.
La costruzione di tali imbarcazioni, strettamente legate nelle loro varianti al tipo di pesca praticato, era inderogabilmente affidata all’arte dei Maestri d’ascia. A partire dalle richieste peculiari del committente, al maestro d’ascia spettava il compito di selezionare i legnami che avrebbero costituito il natante, intagliarli con le tipiche asce e lavorarli con tecniche tramandate, spesso, di padre in figlio.
L’imbarcazione caratteristica della piccola pesca tradizionale tarantina è sicuramente ‘u sckife. Questo nome, all’apparenza dispregiativo, deriva in realtà dal termine longobardo skift, barca, probabilmente all’origine anche di termini italiani (come scafo) o anglofoni (come ship e skipper). Il “modello” più piccolo, al di sotto dei 4 metri di lunghezza, era chiamato ‘u sckifarìdde, tipico della pesca con la lenza e in grado di sostenere una o due persone.
Oggi le imbarcazioni moderne sono costituite da materiali sintetici come vetroresina e materiali plastici e sono realizzate principalmente a livello industriale. Nonostante questo, però, il mestiere dei maestri d’ascia meriterebbe un recupero culturale e produttivo, necessario per riscoprire e valorizzare tipicità locali come le imbarcazioni tipiche e gli antichi mestieri.

C.S.D.R. Le Sciaje

 

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Le SCIAJE alla Rassegna del Volontariato

Sabato e domenica 3 e 4 dicembre saremo presenti con un allestimento fotografico alla VII edizione della Rassegna provinciale del Volontariato e della Solidarietà organizzata dal CSV Taranto, venite a trovarci!

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Il nostro canale YouTube

E’ nato il canale YouTube de “Le Sciaje”!
In attesa di caricare i video raccolti durante i nostri mesi di attività, ecco qualcosa che val la pena vedere:

 

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Il Tempo del Mare


L’esposizione permanente sulla mitilicoltura “Il Tempo del mare” è stata allestita dal Centro ittico Tarantino in collaborazione con Cnr “Talassografico” IAMC – Taranto, l’associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje” e Comune di Taranto nel dicembre 2010.
Sin dall’inizio delle attività del progetto “Le SCIAJe – Storia Cultura Innovazione Ambiente Jonico”, vincitore del bando regionale Principi Attivi 2010, la partnership tra il Centro Ittico Tarantino e l’associazione “CSDR Le Sciaje” s’è concretizzata nel contributo concettuale ed implementazione dell’esposizione, nonché nella gestione di visite sperimentali all’interno della stessa. All’interno dei limitati spazi della Torre, infatti, è stato possibile riassumere ed esporre i risultati del lavoro di ricerca sulla storia della marineria tarantina portato avanti dall’associazione Le Sciaje, spesso con inestimabili contributi di storiche personalità della vita marinara tarantina, come il Maestro d’Ascia Cataldo Portacci.

La Torre dell’Orologio, ancora oggi, rappresenta un simbolo della Città Vecchia di Taranto e, con le sue campane, ne ha scandito i ritmi per secoli. Allo stesso modo la cultura del mare, della pesca e della mitilicoltura costituisce elemento fondamentale della vita e dell’economia tarantine. Questi due elementi trovano sintesi nell’esposizione permanente “Il Tempo del Mare”. Nello spazio espositivo è stato, quindi, realizzato un percorso, basato su un approccio scientifico e storiografico, finalizzato alla promozione e alla conoscenza delle pratiche tradizionali e moderne delle attività produttive dei mari di Taranto.

L’esposizione è articolata in quattro salette:

Sala 1 – Storia della Torre: descrizione della storia della Torre dell’Orologio, di Piazza Fontana e dei luoghi storici della marineria in Città Vecchia mediante un plastico tridimensionale dell’isola e archivi fotografici.

Sala 2 – Il “Talassografico”: pannelli offerti dal CNR con cenni di storia dell’Istituto, excursus storico-scientifico delle attività di maricoltura a Taranto ed elementi di educazione ambientale applicata all’ambiente marino. E’ presente un acquario con fauna tipica di Mar Piccolo.

Sala 3 – Museo: la sala contiene alcuni reperti di elevato pregio scientifico provenienti dal Talassografico, nonché un allestimento fotografico che consente di ricostruire la storia di alcune attività marinare (tessitura del Bisso, arte dei maestri d’ascia, mitilicoltura e ostreicoltura tradizionali, ecc) tipiche dei mari di Taranto. E’ presente un secondo acquario.

Sala 4 – Biblioteca: saletta con raccolta bibliografica, dalla quale è possibile vedere lo storico meccanismo dell’orologio della torre.

Sin dall’inizio di questa fruttuosa collaborazione sono state accompagnate dai membri dell’associazione centinaia di persone, in gruppi organizzati, scolaresche o, più semplicemente, passanti attratti dalla riapertura di un così importante monumento.

Aperture dell’esposizione sono tuttora garantite dall’associazione nei week-end, in occasione di particolari festività ed eventi come i mercoledì notte de “L’Isola che vogliamo”, che hanno rivitalizzato la Città Vecchia durante l’estate 2011.

All’interno dell’esposizione l’associazione Le Sciaje ha anche organizzato incontri, dibattiti e mostre, come, ad esempio, la mostra fotografica allestita in occasione della giornata in piazza del FAI – Fondo Ambiente Italiano tenutasi proprio in Piazza Fontana il 16 ottobre 2011.

Per informazioni, prenotazioni e contatti:

Centro Ittico Tarantino Tel 099 4712407

Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje Tel 388 9538912

email: lesciaje@gmail.com

 

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Lettera aperta sul Fiume Galeso e il Mar Piccolo

Le attività del progetto “Le SCIAJe” prevedono numerosi contatti con pescatori, artigiani, storici abitanti della città, ovvero tutti coloro che possono arricchire i nostri contenuti ed aiutarci a riportare a galla frammenti di vita marinara della città di Taranto.

Tra queste inestimabili fonti, sicuramente la più autorevole – tanto da decidere di renderlo membro onorario de “Le Sciaje” – è il Maestro d’Ascia Cataldo Portacci, classe ’27, che in questi mesi ci ha condotto, con le parole, con gli occhi ed, a volte, fisicamente, in una Taranto scomparsa. Tra le passeggiate fatte con Cataldo, le più intense sono state, finora, quelle al fiume Galeso, antica gloria naturalistica oggi relegata al triste ruolo di discarica abusiva. Da queste giornate è nata questa bella lettera di Cataldo Portacci, corredata dalle nostre foto:

RECUPERIAMO IL FIUME GALESO

RESTITUITE LE “SCIAJE” ALLA CITTA’

Su invito dei componenti dell’Associazione“Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje”,vincitrice del bando regionale “Principi Attivi 2010”, presieduta da Angelo Cannata, ho partecipato al sopralluogo nei pressi del Fiume Galeso e dei famosi citri (sorgenti ipogee di acqua sorgiva). I quali citri rendono il Mar Piccolo più ricco di sostanze nutritive, utili anche per l’allevamento di ostriche e mitili.

Le “sciaje” erano storicamente delle località marine ricche di vivai di mitili in particolare le ostriche tarantine, oggi completamente scomparse.

Per quanto di mia conoscenza desidero sollecitare la riflessione su alcuni aspetti della storia della Città, non solo per ricordare il passato, ma per ricavare i valori utili oggi per la rinascita del Galeso e dell’intero bacino del Mar Piccolo.

Nel corso di questo sopralluogo, con profondo rammarico abbiamo constatato il degrado, l’abbandono di questa parte del territorio tarantino e di tutto il litorale adiacente. Tali località erano un tempo fiorenti, ricche di vegetazione, decantate nelle famose “Delizie Tarantine”di Tommaso Niccolò D’Aquino. Oggi sono deturpate e private delle sue caratteristiche naturali: il celebre fiume Galeso ridotto a canale. Le sue acque provengono dall’entroterra, le famose “polle”,distanti dalla foce circa un chilometro. Il litorale adiacente è devastato da colmate abusive, realizzate con materiale da risulta provenienti da lavori dell’edilizia. I componenti dell’Associazione tarantina “LE SCIAJE” mi hanno posto delle domande al fine di ottenere ulteriori elementi di conoscenza per formulare delle proposte di recupero dell’area.

Negli anni passati del secolo scorso, anche grazie al mio modesto contributo, sono state portate avanti numerose iniziative, anche con l’aiuto delle Associazioni Ambientaliste, quali:

·         sopralluoghi e visite guidate con studenti ed docenti organizzate da consigli di classe e di istituto;

·         assemblee pubbliche nelle circoscrizioni Tamburi e Paolo VI;

·         conferenze con la partecipazione attiva dei migliori studiosi della tarentinità;

·         ciclo passeggiate, gare podistiche “corri per il Galeso” con la partecipazione delle associazioni sportive;

·         concorsi di pittura estemporanea con soggetto il Fiume Galeso promosso dalle Circoscrizioni;

·         mostre itinerante in tutte le scuole cittadine portate avanti da Cooperative di Fotografi professionisti;

·         incontri divulgativi presso le scuole della Nostra Città.

 

Il paesaggio del Fiume Galeso, decantato da illustri e numerosi poeti di ogni epoca, porta, purtroppo, l’indelebile ferita della costruzione del viadotto Taranto – Grottaglie, che rompe l’incanto del luogo. Durante la sua costruzione negli anni ’70, il sottoscritto con gli ambientalisti dell’Associazione Italia Nostra delegazione di Taranto, diretta dall’illustre Prof.Antonio Rizzo, cercammo di impedire lo scempio piantando le bandiere dell’Associazione proprio dove sarebbero stati costruiti i pilastri della strada. Ogni sforzo fu ,purtroppo, vano.

Nel corso degli anni sono stati elaborati e presentati alle diverse amministrazioni provinciali diversi progetti da tecnici di alto livello professionale per realizzare il Parco Naturalistico del Galeso. Per quanto di mia conoscenza, ultimo in ordine di tempo, quello del 1995 redatto da Prof. Cosimo Sebastio, Dr Vito Crisanti e dall’Ingegnere Franco Tonti.

Questi Progetti, purtroppo, sino ad oggi sono rimasti ad impolverarsi come i precedenti negli archivi cittadini, con spreco di intelligenze e risorse.

Dal sopralluogo risulta solo una bonifica parziale che riguarda la sola recinzione dell’area relativa alla sorgente del Fiume.

Considerando gli anni trascorsi, come giustificare il grave ritardo con il quale procedono le attività di recupero di un bene naturalistico di così rilevante importanza? I giovani interessati dalle iniziative di divulgazioni nel corso degli anni sono diventati cittadini adulti, come spiegargli i motivi di tutte queste intollerabili lentezze ? Quanto tempo ancora la città deve attendere per il definitivo recupero dell’Area del Fiume Galeso?

Come inserire armonicamente la bonifica dell’Area con quella dell’intero Mar Piccolo nel contesto della grave situazione generata dalla contaminazione da diossina e pcb dei fondali e dei mitili ?

Il recupero e la realizzazione del Parco Naturale del Galeso deve essere parte integrante del Progetto del risanamento e della bonifica del Mar Piccolo .

Per questo si rende necessario attraverso varie iniziative la creazione di un vasto movimento cittadino di carattere culturale per uno sviluppo compatibile e sostenibile della Nostra Taranto degli anni 2000.

La classe politica tarantina in questo periodo di crisi deve dare segnali concreti per realizzare questo progetto, dove ognuno deve fare in modo costruttivo la propria parte per operare nelle istituzioni democratiche . Si devono sentire, quindi, impegnati tutti i consiglieri comunali, provinciali e regionali insieme ai rappresentanti al Parlamento Nazionale ed Europeo per essere uno stimolo importante in tal senso viene dai giovani dell’Associazione“Le Sciaje”.

La decisione di operare un sopralluogo in un area tanto illustre da parte di questi giovani penso possa costituire un importante contributo, il cui desiderio di partecipazione civile andrebbe concretamente incoraggiato.

Penso, infine, che sia altresì importante non disperdere le conoscenze e le energie che si sono spese nel corso di tanti anni su questi temi, rendendole disponibili nei luoghi di incontro e di cultura che la città può offrire a tutti i cittadini che possono e vogliono cimentarsi nella prosecuzione della battaglia sociale e culturale per la rinascita ambientale del Galeso e del Mar Piccolo di Taranto.

Taranto, settembre 2011                                              Cataldo PORTACCI

 

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Le attività svolte: il 2 giugno nella Marina dei pescatori

Per inaugurare le attività progettuali, abbiamo organizzato per giovedi 2 Giugno 2011 una prima atipica visita guidata nella Città Vecchia. Si è svolta, cioè, una passeggiata nei luoghi e nelle strade storicamente legati alla vita quotidiana della marineria Tarantina. Un percorso a metà tra un viaggio nella memoria di una Taranto che non c’è più e una chiacchierata informale sulla Taranto che vorremmo.

Alla passeggiata, accompagnata anche da personalità di spicco della cultura marinara come il Maestro d’Ascia Cataldo Portacci, hanno partecipato più di cinquanta persone.

 

Le atipicità della visita sono state due: la modalità, fuori dai canonici schemi “guida-spettatore” ma aperta a commenti, osservazioni e racconti dei partecipanti. Soprattutto, però, nei luoghi: anziché ammirare bellezze storiche o paesaggistiche, abbiamo passeggiato in una zona di Città Vecchia oggi in grave stato di abbandono: il pittaggio Turripenne, che un tempo ospitava gran parte della società marinara tarantina, svuotato ed abbattuto tra il 1934 e il 1938  dallo scellerato piccone fascista che portò all’esproprio per sei mila persone (tra cui gli ebrei della Giudecca), alla disgregazione sociale ed all’abbattimento di edifici storici al fine di costruire razionali casermoni popolari. Oggi la zona, poco popolata, giace in stato di grave abbandono nonostante sia prossima al Municipio e a monumenti come il Castello Aragonese e il Ponte Girevole, salvo ospitare il quotidiano mercato ittico, rimasto invariato da più di cinquant’anni e che, invece, richiederebbe un forte intervento sia per la tutela dei consumatori che per gli operatori.

Si è parlato, insomma, di una Taranto che vorremmo vedere ricostruita, a partire da quel mare che scellerate politiche ci hanno portato ad abbandonare.

 

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