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Prossimi appuntamenti con Le Sciaje!

Venerdì 6 aprile saremo ospiti della rassegna “Quattro giorni della madonna” organizzata dal Comitato di Quartiere – Città Vecchia di Taranto, per un approfondimento sul rapporto tra la città di Taranto e il mare, tra passato, presente e un futuro da costruire insieme.

Appuntamento alle ore 20 in Arco Paisiello g18, Città Vecchia di Taranto (venite a piedi, in bici o con i mezzi pubblici! ci sarà traffico e sarete più sostenibili!)

Sabato 7 aprile, in occasione della consueta apertura dell’Esposizione Permanente “Il Tempo del Mare” all’interno della Torre dell’Orologio in Piazza Fontana, Città Vecchia di Taranto, dalle 11 del mattino letture di poesie dialettali tarantine e approfondimenti su storie popolari della Pasqua a Taranto vecchia! Con dolci popolari tipici offerti dal panificio Apollo 11 di Taranto!

(Domenica 8 aprile riposo!)

 

 

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Le Lezioni di Mare in video

Ecco il video integrale dei seminari “A Lezione di Mare”, svolti all’interno della suggestiva sede universitaria ionica dell’ex Convento di San Francesco, nel cuore dela Città Vecchia di Taranto, caratterizzati da contenuti di altissimo livello scientifico, tecnico e culturale inerenti l’ambiente marino e le attività umane ad esso connesse (le cui presentazioni in pdf possono essere scaricate QUI).

A Lezione di Mare – Taranto from Associazione Le Sciaje on Vimeo.

La giornata di incontri ha avuto come principale obiettivo la formazione degli studenti iscritti all’ateneo tarantino, al fine di sedimentare nuovamente l’idea del mare come patrimonio inscindibile dalla vita sociale, produttiva ed economica di Taranto, da considerare come volano di crescita futura attraverso lo sviluppo di attività produttive e turistiche che si integrino con un innovativo approccio indirizzato verso la tutela e la sostenibilità.
L’incontro è stato promosso dalla collaborazione tra l’Associazione Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje – vincitrice del concorso regionale “Principi Attivi 2010” – e il sindacato studentesco Link Taranto.
Gli interventi:
– Apertura Lavori (Dott. Giulio Farella, Responsabile Scientifico CSDR Le Sciaje)
– La gestione della costa e le Aree Marine Protette (Prof. Simonetta Fraschetti, Università del Salento)
– I regolamenti di gestione delle AMP: l’esperienza di Porto Cesareo (Dott. Sergio Fai, AMP Porto Cesareo)
– Lo stato delle risorse demersali nello Ionio settentrionale (Dott. Roberto Carlucci, Università degli Studi di Bari);
– Le attività produttive in Mar Piccolo (Dott. Giovanni Fanelli, CNR – IAMC – U.O. di Taranto);
– La molluschicoltura tarantina: studio di settore e prospettive per il futuro (Dott. Giuseppe Portacci, AGCI Pesca di Taranto).
– Chiusura Lavori (Angelo Cannata, Presidente CSDR Le Sciaje)
(Ci scusiamo per la bassa qualità delle immagini ma abbiamo preferito conservare il video integrale!)

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A cena con Equociqui!

Una nuova importante collaborazione per Le Sciaje!

Saremo a cena con la Cooperativa Sociale Equociqui di Taranto, per un menù basato su sostenibilità ambientale e sociale e tanto, tanto, gusto! …e, tra un piatto e l’altro, si parlerà di mare e dei prodotti tipici dei Due Mari!

(Tutte le info per partecipare sono sulla locandina)

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La Salina salpa per Brest!

L’associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje” di Taranto è lieta di dare eco all’avventura portata avanti dalla Fondazione dal Mare di Taranto: l’imbarcazione Salina, guidata dal validissimo skipper tarantino ALESSANDRO MARUCCIA, classe 1973, che insieme al suo coraggioso equipaggio è salpata venerdì scorso dal molo Sant’Eligio della Città Vecchia alla volta della città francese di BREST, importante sede portuale bretone nel dipartimento del Finistère. L’associazione “CSDR Le Sciaje” sarà in contatto e avrà una periodica corrispondenza con l’equipaggio e riporterà nella Città di Taranto la cronaca di questa importante e storica impresa della SALINA attraverso il sito www.lesciaje.it.

Qui di seguito il comunicato stampa relativo all’iniziativa correlato e, a seguire, link relativi a news, articoli e approfondimenti:

“Venerdi 30 marzo 2012 Salina è salpata dai moli della città vecchia di Taranto con destinazione Brest.

Taranto, con la fondazione Dal Mare, ha iniziato da alcuni anni a navigare per parlare di mare, di quanto sia una reale risorsa per l’economia, sia su scala locale che su scala nazionale.

Salina ha già navigato fino a Sparta per un viaggio nella storia. Ha navigato da Taranto a La Spezia per rappresentare la città dei due mari alla festa della marineria (www.festadellamarineria.it).

Ora Salina è determinata a raggiungere Brest, città gemellata con Taranto, dove dal 13 al 19 luglio si svolgerà la più grande festa della marineria del mondo, a cui l’Italia non ha mai partecipato ufficialmente.

 

L’intento è documentare e testimoniare come il mare offra sane opportunità di indotto economico e auspicare per Taranto un simile destino, fatto di mare, di turismo, cantieristica, porti turistici, scuole d’arte nautica (velai, maestri d’ascia, etc.), centri sportivi forti, che attirino importanti regate, eventi e tutti i vari servizi correlati alla vita nautica.

Questo progetto ha solo bisogno di sostegno per concretizzarsi e, quindi, la Fondazione dal Mare, nel comunicare la sua partenza lancia anche un appello di collaborazione alla citta tutta, imprenditori, e commercianti, questo nuovo viaggio possa essere portato a termine nel migliore dei modi.

Sarà data inoltre la possibilità, per chi avesse piacere a farlo, di partecipare a tratte del viaggio.

La prima tappa sarà Napoli, per le selezioni della Coppa America.

Salina documenterà questo importante evento sul sito www.fondazionedalmare.it, così come si potranno apprendere maggiori dettagli sul progetto e seguire tutto il viaggio nella sezione dedicata a Brest 2012.

Navigare è il miglior modo per parlare di Mare.

Alessandro Maruccia

Fondazione Dal Mare”

 

Alcuni articoli apparsi su Testate specialistiche di carattere nazionale e internazionale:

http://www.bolina.it/news/salpa-la-tartana-salina-testimone-italiana-a-brest

http://www.saily.it/it/article/da-taranto-brest-aiutiamo-salina

http://giornaledellavela.com/content/html/index.php?s=Dalla_Puglia_a_Brest_su_un_Tartana_per_aiutare_Taranto_Questa_la_storia_di_Salina_un_vecchio_Tartana_restaurato_che_ha_deciso_di_navigare_da_Taranto_a&page=nodeDetail&idRecord=16309

 

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Ragazzi terribili!

Oltre ad essere un luogo simbolo della tarentinità, la Torre dell’Orologio in Piazza Fontana è diventato un luogo di incontro, scambio e profondo arricchimento culturale.

Tra i nostri ospiti della domenica mattina, non possiamo non salutare questi due ragazzi terribili, il nostro socio onorario nonché Maestro d’Ascia in pensione Cataldo Portacci ed Emanuele Palmisano, ex “vastàse d’ ‘u Puért'”, che hanno deciso di condividere con noi le loro esperienze di vita tarantina, di lavoro sul mare  e di profondo attivismo politico.

A loro andrà sempre il nostro più sincero grazie!

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Il Porto Turistico di Pulsano: uno scempio da evitare!

Condividiamo a pieno questa forte denuncia, per evitare un ennesimo scempio sulla costa jonica tarantina e preservarne le peculiarità naturalistiche:

Il Porto Turistico di Pulsano: uno scempio da evitare!

Prima Sotto un cielo luminoso, una scogliera millenaria protegge da tempo immemore le limpide acque color “Mediterraneo” di una splendida baia. Alcuni bambini si tuffano dalla scogliera in mare lanciando grida di gioia mentre i più grandi preferiscono restare a mollo godendosi beati il fresco del mare. Il paesaggio è così bello da riempire il cuore di serenità…

Dopo File serrate di imbarcazioni, ammassate le une sulle altre, galleggiano su un’acqua torbida e oleosa. Nell’aria, un odore nauseabondo come di uova marce. E più a largo, un molo lunghissimo, una strada di cemento versato nel mare, spezza lo sguardo e completa lo scenario…

Chissà se chi ha progettato l’“Approdo Turistico” nell’ormai noto Seno Capparone (Marina di Pulsano) ha considerato per un solo attimo questo sostanziale cambiamento del paesaggio, della nostra costa tarantina tanto bella quanto violentata dal cemento e da scelte scellerate?!?

Ma è risaputo e fin troppo evidente che la “Bellezza” non viene mai considerata…

Tornando all’“Approdo Turistico” (così è chiamata dai proponenti l’opera nella Valutazione di Impatto Ambientale presentata alla Regione Puglia), si tratta di un vero e proprio porto con un molo sopraflutto lungo più di mezzo chilometro e alto oltre 6 metri, un’enorme barriera di cemento che modificherà in modo irreversibile l’incantevole paesaggio dell’area marina. Inoltre sono previsti all’interno dell’“Approdo Turistico” oltre 340 posti barca!!! Un numero davvero impressionante se rapportato alle dimensioni ridotte della piccola baia.

Certo è che chi ha avuto l’idea di cementificare un altro angolo di paradiso, non si è accorto delle tante ricchezze sottomarine del sito.

Secondo i proponenti del progetto, sotto il livello del mare nel Seno Capparone e nelle aree antistanti, ci sarebbe un deserto di roccia e sabbia, ricco solo di una moltitudine di ricci… E sempre secondo chi propone l’“Approdo Turistico”, la vicina prateria di Posidonia oceanica (Sito d’Importanza Comunitaria “Posidonieto Isola S. Pietro – Torre Canneto”) non verrebbe minimamente interessata dall’impatto dell’opera dato che si trova a “500 m di distanza”… Come se 500 m bastassero a impedire all’inquinamento derivante dal porto e all’impatto dei frequenti ancoraggi delle imbarcazioni, di devastare in breve tempo ciò che resta della prateria di Posidonia oceanica, ambiente prioritario di salvaguardia perché ricchissimo di specie animali e vegetali.

Inoltre, l’area marina oggetto di tanta attenzione, è piena di animali protetti dalla legislazione vigente: dalla spugna da bagno (Spongia officinalis) alla ciprea porcellana (Luria lurida), dalla magnosa (Scyllarides latus) alla cernia bruna (Epinephelus marginatus), ogni anfratto, ogni piccola cavità brulica di molteplice e colorata vita sottomarina (altro che deserto!!!).

Queste osservazioni e altre ancora, sono state raccolte in una relazione tecnico-scientifica e inviate alle autorità competenti della Regione Puglia con la speranza di preservare, almeno per una volta, la “Bellezza” del nostro mare.

 

Dr. ssa Rossella Baldacconi

Dottore di Ricerca (PhD) in Scienze Ambientali

 

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Cosa c’è nei mari di Taranto?

Il Golfo di Taranto è una risorsa preziosissima sia in prossimità delle coste che in mare aperto, da scoprire (o riscoprire), tutelare e valorizzare.

Ecco, in tre stupendi video dal canale youtube di Jonian Dolphin Conservation (le loro attività possono essere seguite anche attraverso la pagina facebook), preziose testimonianze di un immenso patrimonio naturalistico:

– un gruppo di stenelle (Stenella striata)

– un pesce luna (Mola mola)

– una tartaruga (Caretta caretta)

 

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Lezione magistrale sulle ostriche tarantine

Nella nostra continua ricerca delle radici marinare di terra jonica, ci siamo imbattuti in questo eccellente articolo di Massimo Vaglio, esperto neretino di cucina, che non possiamo non divulgare!

Lezione magistrale sulle ostriche tarantine

di Massimo Vaglio

Tra i molluschi marini, autentici gioielli della gastronomia, ce n’è uno che spicca in modo particolare, naturalmente, si parla dell’ostrica, un mollusco nobile universalmente apprezzato e con un ineguagliabile record di qualificate referenze storiche e letterarie. Nei tempi antichi la troviamo descritta, magnificata ed esaltata già da Omero, Virgilio, Petronio e molti altri padri della letteratura, ma ha incontrato, senza soluzione di continuità, in ogni epoca illustri estimatori, prodighi di rime, tra questi, Goethe, Voltaire e persino il cupo Giacomo Leopardi, che ebbe a dedicarle dei gratificanti versi. Plinio, cento anni prima di Cristo, le dedica ampie trattazioni e fa una puntuale descrizione del sistema di allevamento messo a punto da Sergio Orata, indicato dallo stesso come un ricco ed avaro cavaliere romano che doveva la sua grande fortuna proprio alle ostriche. Questi, infatti, aveva messo a punto, un innovativo sistema di allevamento su pali con il quale riuscì ad ottenere ostriche più grasse, turgide e dolci, suscitando così, una vera e propria mania fra i suoi contemporanei più ricchi, e a renderle di moda, praticamente indispensabili, nei convivi eccellenti. Lo stesso Giulio Cesare preferiva le ostriche a qualsiasi altro cibo e sulla sua mensa se ne consumavano quantitativi industriali. La richiesta, ad un certo punto divenne tanto ingente, che si dovettero esplorare nuovi areali di rifornimento, si scoprì così che le ostriche di Brindisi, non meno famose e prelibate di quelle della Gran Bretagna, trovavano un ambiente ideale nel Lago di Lucrino, ove, dopo una breve stabulazione, acquisivano particolare dolcezza, sapidità e grassezza. Allo stesso scopo erano adibiti anche i Laghi di Fusaro e Miseno.

Per quanto riguarda Taranto, nonostante non tutti concordino, l’ostricoltura sisviluppò più tardi, pare intorno al IV sec. d. C. , ma in breve tempo gli ostricoltori locali seppero raggiungere l’assoluta eccellenza, infatti, fu subito messa a punto, una singolare, sofisticata ed ingegnosa tecnica, ancora praticata, anche se su scala molto limitata. Nei mesi di maggio e giugno, in Mar Grande, nei pressi delle Isole Cheradi, vengono affondate ad una trentina di metri di profondità, delle fascine di lentisco (Pistacia lentiscus), appositamente approntate. Dopo circa tre mesi, queste vengono riportate in superficie, vengono tagliati i ramoscelli ingemmati dalle ostrichine che vi si sono fissate, questi, appellati in gergo zippe, vengono innestati a delle corde vegetali chiamate libàni che vengono fissati ai pergolari sostenuti dalla tipica paleria di castagno infissa sui fondali del Mar Piccolo e che costituiscono le sciaie, veri e propri giardini marini accuditi amorevolmente dai cosiddetti sciaiaruli. Negli anni venti del secolo scorso, nelle acque del solo Mar Piccolo erano tenute in allevamento trentacinque-quaranta milioni di ostriche, produzione in seguito molto ridimensionata. Negli stessi anni, studiosi appositamente incaricati dal governo, calcolarono che nei suoi mari potevano essere prodotte annualmente svariate decine di milioni di dozzine di ostriche e stimarono anche il cospicuo ricavo economico.

Questa vocazione naturale delle acque di Taranto, sarebbe stata di lì a poco mortificata con la costruzione dei grandi insediamenti industriali e la straordinaria produttività del Mar Piccolo pesantemente compromessa da fonti inquinanti e dall’installazione di un’idrovora da 120.000 mc/ora (prelievo che potrebbe svuotare il Mar Piccolo in circa un mese) che preleva acqua dal suo primo seno e che, dopo aver raffreddato gli impianti del Siderurgico, viene ributtata in Mar Grande, ormai, per così dire, completamente sterilizzata da tutto il suo prezioso carico di plancton, comprese le larve di cozze e ostriche.

Eppure, oggi, essendo enormemente migliorati i mezzi tecnici e i sistemi di conservazione e trasporto e soprattutto essendo esponenzialmente aumentata anche la richiesta di questi pregiati molluschi, si potrebbe rilanciare su larga scala questa produzione, anche alla luce di interessanti studi e di sperimentazioni innovative compiute in questo campo dai centri di ricerca. Occorrerebbe però un drastico ridimensionamento e una riconversione ambientale della mastodontica area industriale, che lambisce le acque di Taranto e che a fronte di altalenanti benefici economici, ha generato anche tanta disgregazione sociale, nonché un affievolimento dell’identità culturale legata ai lavori del mare, e soprattutto inestimabili danni ambientali. A tal proposito, sono diversi e promettenti alcuni sistemi innovativi di allevamento messi a punto da centri di ricerca locali, fra questi, il progetto “Re.O.Tar” che ha verificato, se l’Ostrea edulis fosse localmente ancora idonea ad un produzione di tipo commerciale, monitorando le condizioni di riproduzione, accrescimento e mortalità della specie in base a diverse tecniche di allevamento.

Un altro progetto esplorativo di ricerca, della Regione Puglia, il REPORT, ha verificato la possibilità di ridurre il costo di produzione, risolvendo il problema delle alghe e degli animali incrostanti, che impegnano per molte giornate gli allevatori, mettendo a punto un curioso metodo che consiste nell’allevare le ostriche in gabbia insieme a dei ricci, i quali, da instancabili brucatori quali sono, tengono pulite le ostriche, sollevando così gli allevatori da questa faticosa e onerosa incombenza. Oggi, di fatto, l’offerta di mercato di ostriche piatte allevate localmente o raccolte dai banchi naturali è piuttosto limitata per cui nelle pescherie si trovano prevalentemente ostriche di provenienza francese o allevate con “seme” della stessa  provenienza e che appartengono ad una specie diversa la Crassotea gigas, comunemente nota come ostrica concava.

Senza rischiare di essere tacciati di campanilismo, ma supportati in questa valutazione da illustri gourmet, possiamo con certezza affermare il primato della nostra ostrica piatta, per cui, è importante distinguere le due specie.

L’ostrica piatta,  presenta una forma a pianta circolare irregolare, con un diametro degli individui di taglia commerciale compreso tra i 7 e i12 cm, le due valve non sono simmetriche, ma presentano una valva  (la sinistra) più spessa e concava. All’esterno la conchiglia si presenta rugosa con lamelle di colore grigio scuro tendente al nero, mentre all’interno è bianca. Dal punto di vista organolettico ha un gusto originale, considerato prelibato e ineguagliabile dai buongustai e così sintetizzato: dolce, delicato, con un leggero sentore di iodio e retrogusto di nocciola.

L’ostrica concava, presenta invece una forma a pianta decisamente più allungata che nella taglia commerciale può oscillare dagli 8 ai15 cm e valve asimmetriche. La forma, anche a causa di ibridazione con altre specie è irregolare e variabile in base al substrato su cui si sviluppa. L’esterno della conchiglia è grigio chiaro, con macchie rosso violacee disposte a fasce, mentre l’interno della stessa è bianco. L’ostrica concava, detta anche francese o anche giapponese perché fu introdotta in Francia dal Giappone quando la popolazione autoctona fu decimata da una virosi, è una specie, organoletticamente molto meno pregiata, caratterizzata da carni tenere, ma dal sapore più deciso e salino.

Le ostriche, che potrebbero apparire un vezzo gastronomico da ricchi snob, sono invero uno degli alimenti più nobili e completi esistenti in natura, e un’alimentazione a base esclusivamente di ostriche potrebbe mantenere in vita ed in buona salute un essere umano. D’altronde, ostriche e altri frutti di mare, sono stati, grazie alla facilità di approviggionamento rispetto ai pesci, un’importante fonte di sostentamento per l’uomo sin da epoca remota, come testimoniano enormi cumuli di conchiglie in prossimità di insediamenti preistorici in Germania e in Bretagna, ma anche in tempi molto più recenti, nella non opulenta Puglia il loro contributo è stato determinante per  supplire ai limiti di un’alimentazione molto povera e carente di molti principi nutritivi.

L’ostrica, a fronte del contenuto di appena il due per cento di grassi, offre una quota importante di proteine nobili e tutte le quattro vitamine fondamentali A, B, C e D, in particolare quest’ultima,la PPela B12, particolarmente abbondanti. E’ poi una buona fonte di fosforo, calcio e magnesio, ma è sicuramente la ricchezza di zinco, manganese, ferro e selenio a renderla particolarmente interessante, come antianemico e nella prevenzione e cura di molte disfunzioni causate dalla carenza di questi preziosi elementi. Infine non si possono non citare le ultranote  qualità afrodisiache, apprezzate anche queste sin dall’antichità, non a caso i greci fecero nascere Afrodite, dea dell’amore, proprio dentro le valve di un’ostrica.

Le ostriche  vanno generalmente consumate crude (sempre dopo essersi accertati con sicurezza del loro passaggio da un serio impianto di stabulazione) con la classica spruzzatina di limone e accompagnandole con uno dei tanti buoni vini bianchi prodotti in Puglia.

Ostriche alla brace

Adagiate le ostriche direttamente sulla brace e appena schiudono le valve ponetele in una sperlunga e servitele mettendo a disposizione olio extravergine d’oliva pepe nero e limoni a spicchi. Ai  perfezionisti dal palato sopraffino consigliamo di porre le ostriche sul fuoco con la valva più concava in basso e appena queste accennano ad aprirsi di prenderle e vuotarne il liquido intervalvare in una salsiera; di riporle ancora per qualche minuto sulle braci, quindi di ritirarle e servirle con una saletta ricavata mescolando il loro liquido con olio extravergine d’oliva, succo di limone e pepe nero macinato al momento.

Ostriche mollicate alla brace

Sciacquate per bene delle ostriche, apritele, eliminate una valva e disponetele su di una graticola. Cospargetele blandamente con un trito preparato con prezzemolo ed aglio, spolverizzatele con un miscuglio di pagrattato aromatizzato con origano e pepe ed insaporito con sale. Irroratele con qualche goccia di limone ed olio extravergine d’oliva e ponete la graticola su braci vive per cinque minuti e servirle subito.

Ostriche gratinate

Aprite le ostriche, eliminate una valva e risciacquatele in acqua marina. Adagiatele in una teglia, cospargetele con prezzemolo tritato, poi con pangrattato delicatamente aromatizzato con del pepe nero macinato al momento ed infine irroratele con olio extravergine d’oliva. Ponetele in forno caldo per pochi minuti e comunque sino a quando la loro superficie si presenterà di un bel colore dorato

“Cognotti” ovvero, Concia di ostriche di Taranto

I “cognotti”, una particolare concia di ostriche, cozze ed altri molluschi, appartengono ormai solo alla storia della città di Taranto, di cui sono stati praticamente un’esclusività. Prendono il nome dai loro contenitori, dei barilotti di legno dal profilo vagamente cuneiforme. Di questi “cognotti” si trova riscontro in documenti e testi risalenti già a tre secoli addietro, anche se il loro uso è certamente più antico, risalendo secondo alcuni studiosi ai tempi di Apicio. E Luigi Sada, emerito studioso del campo, ne riporta una versione: “i frutti delle ostriche, delle cozze o del calcinello si cavano dal guscio e si friggono sino a raggiungere un alto grado di cottura chiamato ‘un secco di frittura’ che rende il frutto moltoammorbidito. Indi si fa bollire aceto, miele, biscotto grattugiato, un po’ di cannella per la durata di quaranta, cinquanta minuti. Quando si raffreddano, si mescolano i frutti dei bivalve e si conservano nel liquido prodotto in un vasetto di terracotta maiolicata grottagliese (capasédda) per la durata di dieci giorni. Dopo di che vengono messi nei cognotti. Dopo altri dieci giorni si possono portare a tavola” .Questa rarissima preparazione non ha, inspiegabilmente ormai da tempo più cultori, eppure numerose e lusinghiere sono le referenze positive che la riguardano a partire da un ampio medagliere conquistato in tante rassegne internazionali del secolo dei lumi.  Un’illustre testimonianza ce l’ha lasciata pure lo scrittore Guido Piovene, che avendo fatto in tempo a conoscere i “cognotti” intorno alla metà del secolo scorso, quando a Taranto ancora li produceva la rinomata pasticceria La Sem, li ha gustati e apprezzati citandoli poi nel suo libro “Viaggio in Italia”. Oggi, che la gastronomia è in continua ascesa e lascia intravedere anche per il prossimo futuro un trend nettamente positivo, chissà se anche i “cognotti” non possano tornare  meritoriamente in auge.

Ecco una versione  molto esemplificata:

2 kg di ostriche,6 dl d’aceto bianco di vino,500 g. di miele, farina 00,100 gdi biscotti di pasta frolla tritati,100 gdi mandorle leggermente tostate e tritate,50 grammi di scorze d’arancia e o di limoni candite e cannella in polvere q.b. .

Pulite le cozze, raschiatele, e risciacquatele accuratamente, ponetele in una casseruola con un filo d’acqua sul fondo e fatele aprire. Eliminate le valve e ponete le cozze a sgocciolare in un colino. Infarinatele e friggetele in abbondante olio da frittura bollente, sino a farle acquisire una colorazione bruno dorata, quindi  ponetele su carta assorbente a perdere l’unto in eccesso. Fate scaldare in una bastardella di acciaio inox il miele con l’aceto allungato con un po’ d’acqua e appena accenna a bollire unite le cozze, tutti gli altri ingredienti e continuate la cottura per almeno cinque minuti. Versate quanto ottenuto ancora bollente in un vaso preferibilmente di vetro opaco, chiudetelo e lasciate raffreddare. Una volta aperto, il prodotto va tenuto in frigo e consumato in breve tempo.

da Spigolature Salentine

 

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A lezione di mare – il nostro resoconto


Lo scorso venerdì 24 febbraio all’interno della suggestiva sede universitaria ionica dell’ex Convento di San Francesco, nel cuore dela Città Vecchia di Taranto, s’è svolta una giornata di seminari con contenuti di altissimo livello scientifico, tecnico e culturale inerenti l’ambiente marino e le attività umane ad esso connesse (le cui sintesi in pdf possono essere scaricate QUI). La giornata di incontri ha avuto come principale obiettivo la formazione degli studenti iscritti all’ateneo tarantino, al fine di sedimentare nuovamente l’idea del mare come patrimonio inscindibile dalla vita sociale, produttiva ed economica di Taranto, da considerare come volano di crescita futura attraverso lo sviluppo di attività produttive e turistiche che si integrino con un innovativo approccio indirizzato verso la tutela e la sostenibilità.

L’incontro è stato promosso dalla collaborazione tra l’Associazione Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje – vincitrice del concorso regionale “Principi Attivi 2010” – e il sindacato studentesco Link Taranto.

La giornata è stata senza dubbio un successo: i partecipanti, nella sala gremita, hanno potuto acquisire informazioni e nozioni, fornite da eminenti personalità scientifiche provenienti da enti universitari, di ricerca e rappresentanti di associazioni di categoria, mirate a coniugare la descrizione di esperienze di corretta gestione delle attività costiere in Puglia, come le Aree Marine Protette, con l’analisi delle prospettive per il futuro del Mar Piccolo e di attività storiche per la nostra città come la molluschicoltura. Ovvero, sono stati forniti sia ai futuri giuristi che ai futuri scienziati elementi di conoscenza degli strumenti tecnico-giuridici ed ecologici necessari per pianificare una fruizione sostenibile degli ambienti costieri.

La grande partecipazione all’evento permette di trarre due conclusioni. La prima, di ordine accademico, è che la caratterizzazione delle facoltà tarantine non può prescidere da elementi di formazione riguardanti la vita produttiva ed ambientale della risorsa-mare a Taranto. La seconda, più generale, è che la città sente l’esigenza di tornare a parlare di programmazione partecipata e corretta gestione del patrimonio storico-naturalistico locale, con un’ideale integrazione dell’area urbana con i suoi Due Mari che sia totalmente improntata alla sostenibilità ed al recupero e valorizzazione di attività tradizionali, da considerare patrimonio culturale comune.

Sicuramente questa collaborazione fruttuosa porterà nuove giornate di approfondimento nella città di Taranto, per cui si invita a seguire le future attività collegandosi ai siti www.lesciaje.it e www.linktaranto.it.

 

Ai partecipanti ai seminari, inoltre, è stata data copia della seguente lettera, scritta dal nostro socio onorario Cataldo Portacci:

SVILUPPO ECOCOMPATIBILE DELLA CITTA’ DI TARANTO E IL RECUPERO AMBIENTALE E PRODUTTIVO DEL MAR PICCOLO

L’Associazione “Le Sciaje” svolge da circa un anno un ruolo propulsivo per il recupero della memoria marinara della Città di Taranto. Ai soci fondatori dell’Associazione va manifestato un particolare plauso per lo spessore delle iniziative approntate che sono di alto livello culturale. Tra gli obiettivi raggiunti nel breve periodo di attività de “Le Sciaje” possiamo annoverare il contributo al recupero funzionale della Torre dell’Orologio.

Mi pregio di essere socio onorario di Questa Associazione, stimolato a contribuire in questo percorso virtuoso per donare il modesto patrimonio di esperienza di vita vissuta in tanti anni nella marineria ionica.

“A Lezione di Mare” è tra le ultime iniziative in ordine di tempo dell’Associazione. “C.S.D.R. Le Sciaje” che intende, in tal senso, contribuire al dibattito con una giornata di studi che porti contenuti di altissimo livello e attualità. La prima lezione del 24 febbraio 2012 si vanta di essere ospitata nella rinata ex Caserma Rossarol, sede dell’Università e del nascente Polo Scientifico e Tecnologico Magna Grecia.

Il modello di sviluppo industriale della Città di Taranto ha mostrato negli ultimi anni tutti i suoi limiti: l’impossibilità di molti imprenditori mitilicoli e agricoli di poter condurre le loro attività è un segnale grave ed epocale. L’avvelenamento degli allevamenti del Primo Seno del Mar Piccolo, dovuta alla presenza di sostanze tossiche utilizzate per decenni dalle industrie circostanti, ha costretto molti mitilicoltori ad avviare il trasferimento delle attività presso il Mar Grande. Una soluzione che non può che essere transitoria, in quanto il Mar Piccolo di Taranto per la sua storia e per le sue potenzialità produttive, radicate e sviluppate in due millenni di storia, deve ritornare ad essere il centro propulsivo della molluschicoltura regionale e nazionale. I problemi che bisogna affrontare sono di difficile soluzione, non impossibile, dato che eminenti studiosi hanno prospettato diverse proposte di recupero realizzabili nel tempo. Si ricordi, ad esempio, il Convegno di studio “Il recupero ambientale e produttivo del Mar Piccolo” tenuto dall’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (CNR-­‐IAMC, UOS Taranto), in collaborazione con il Comune di Taranto, il 17 novembre 2011.

“A Lezione di Mare” può essere, quindi, un ulteriore contributo per dibattere ed elaborare un progetto utile, condiviso e risolutivo. Le proposte presentate nel corso degli anni deve concludersi in un percorso virtuoso in tempi strettamente tecnici al fine di non imboccare la “strada del non ritorno” della scomparsa delle enormi ricchezze naturali del Mar Piccolo. Il recupero ambientale e produttivo del Bacino Bimare è la premessa ineludibile per avviare un nuovo modello di sviluppo della Città, che deve basarsi sulla sua identità storica marinara più intima e radicata. Spetta adesso alle istituzioni democratiche, Comune e Provincia di Taranto e Regione Puglia, attivare con la necessaria solerzia tutte le iniziative per il recupero ambientale del nostro Patrimonio Mare.

Il problema del risanamento ambientale e produttivo del Mar Piccolo non può essere affrontato come una costola staccata dallo sviluppo della Città, ma integrato come parte importante dell’intero territorio tarantino. Il Centro Storico deve assolvere al ruolo “naturale” di centro direzionale della pesca e delle attività turistiche e diportistiche. Non possiamo, non vogliamo che la Città Vecchia sia solo un monumento antico da ammirare in eventi dell’anno; per questo occorre l’impegno di tutti i cataldiani e cittadini a contribuire in maniera fattiva allo sviluppo ecocompatibile della Città di Taranto.

Buon Lavoro Associazione “Le Sciaje”!

Cataldo PORTACCI

Maestro d’Ascia e socio onorario dell’Associazione Le Sciaje

 

 

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Il Catalogo de Il Tempo del Mare

L’Associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje, vincitrice del concorso “Principi Attivi 2010” istituito dalla Regione Puglia, presenta il catalogo dell’Esposizione Permanente della Mitilicoltura Tarantina “Il Tempo del Mare”!

Il testo racchiude i contenuti delle visite guidate svolte all’interno dell’Esposizione, col fine ultimo di mettere insieme e divulgare la memoria della marineria tarantina e ciò che oggi rappresenta la “risorsa mare” per Taranto, nella consapevolezza che la cultura del mare costituisce ancora oggi elemento fondamentale della vita tarantina.

Il catalogo è in formato ebook gratuitamente scaricabile QUI.

Allestita dal Centro Ittico Tarantino all’interno della Torre dell’Orologio, storico monumento della Piazza Fontana in Città Vecchia, in collaborazione con IAMC-CNR Talassografico “Attilio Cerruti” e Comune di Taranto, l’Esposizione è stata inaugurata l’11 dicembre 2010. Da subito è stato reso fruttuoso il partenariato, sviluppato nell’ambito del progetto “Le SCIAJe – Storia Cultura Innovazione Ambiente Jonico”, tra il Centro Ittico Tarantino e l’Associazione “CSDR Le Sciaje”, che ha curato gli approfondimenti culturali, le visite guidate e l’organizzazione di eventi all’interno della stessa.

Elaborazione grafica del catalogo a cura di Asterisco Media&Comunicazione – Taranto.

 

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