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Le SCIAJE al BOLLENTI SPIRITI CAMP 2012

L’Associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje”, vincitrice del concorso “Principi Attivi 2010 – Giovani Idee per una Puglia Migliore” della Regione Puglia, sarà presente il prossimo 2 giugno a Lecce al Bollenti Spiriti Camp 2012, una tre giorni dedicata alle idee e ai progetti dei giovani pugliesi e al futuro della nostra regione, durante la Giornata della Cittadinanza.

L’Associazione “CSDR Le Sciaje” sarà presente tra gli espositori con un banchetto informativo sulle sue attività e presenterà il proprio progetto con un intervento nel Camp #12 “CITTA’ INTELLIGENTI – idee e progetti per una città dei cittadini“, che partirà alle ore 12.

Il progetto “Le SCIAJe – STORIA, CULTURA, INNOVAZIONE AMBIENTE IONICO” è finalizzato al recupero e tutela del patrimonio materiale e immateriale della città di Taranto. Percorso progettuale che vuole porre un necessario argine alla perdita di memoria storica della città e contribuire allo sviluppo di Taranto nonché alla valorizzazione dei comparti pesca e mitilicoltura.
Nell’ambito delle attività del progetto l’Associazione “CSDR Le Sciaje” ha curato, sin dall’inizio, visite guidate e gestione di eventi nell’Esposizione “Il Tempo del Mare“, allestita all’interno della Torre dell’Orologio, in Piazza Fontana, pubblicandone anche il catalogo, che verrà presentato in occasione del Camp.

Appuntamento, pertanto, al 2 giugno dalle 9:30 alle 19 al Bollenti Spiriti Camp 2012, presso le Manifatture Knos di Lecce!

Per informazioni:
www.lesciaje.it
e-mail: lesciaje@gmail.com
Tel: 3889538912

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Concorso fotografico per le vie del Galeso

Domenica prossima, 27 maggio dalle ore 9e30, i gruppi scout Taranto 19 e Taranto 4, in collaborazione con l’Associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje” (vincitrice del concorso Principi Attivi 2010 – Giovani Idee per una Puglia Migliore indetto dalla Regione Puglia), propongono un tour eco-fotografico in direzione del fiume Galeso, una porzione della costa del Mar Piccolo di elevatissimo pregio storico-naturalistico che merita d’esser riscoperta e rivalutata, come recentemente segnalato proprio dall’Ass. “CSDR Le Sciaje”.
Un percorso che i bravissimi scout hanno sintetizzato in questa brochure:

ed ecco locandina, regolamento del concorso e comunicato stampa dell’iniziativa:

Regolamento del Concorso

COMUNICATO STAMPA

Domenica 27 Maggio alle ore 09:30 i gruppi scout AGESCI Taranto 19 e Taranto 4 in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje (vincitore del concorso Principi Attivi 2010 – Giovani idee per una Puglia migliore) organizzano il 1° Concorso fotografico “per le vie del Galeso”! Un tour eco-fotografico nel parco del fiume Galeso, una porzione della costa del Mar Piccolo di elevatissimo pregio storico-naturalistico che merita d’esser riscoperta, valorizzata e vissuta insieme.

Una domenica mattina da passare immersi nel verde, per riscoprire i luoghi delle nostre origini, immortalare la flora, la fauna e panorami meravigliosi della costa tarantina.

Un trekking leggero fra i sentieri decantati da Virgilio e Orazio, intriso di memoria e cultura, che ancora oggi offre piacevoli ed entusiasmanti stimoli alla conoscenza e all’approfondimento della millenaria storia della nostra civiltà. A conclusione del tour verranno presentati i dettagli e le finalità dell’iniziativa.

Invitiamo quindi la cittadinanza a raggiungerci domenica 27 Maggio 2012 alle ore 9.30 in località le Citrezze alle spalle della centrale del Latte ( Ss. 172 Taranto / TA quart. Paolo VI – Martina) in prossimità dell’ingresso a Taranto Tamburi via Galeso Facilmente raggiungibile con Bus Urbani AMAT (n.9-11-17, fermata Via Galeso) o in Bicicletta!

Per ulteriori informazioni e dettagli, visitate il sito WWW.LESCIAJE.IT.
Contatti:  lesciaje@gmail.com    Tel: 3889538912

(Quota di partecipazione: 1 euro)

 

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Proiezione STORIA DI TERRE E DI MAREE alla Torre dell’Orologio

L’Associazione “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje” ha avviato da alcuni mesi un percorso finalizzato al recupero e tutela del patrimonio materiale e immateriale della città di Taranto. Percorso progettuale che vuole porre un necessario argine alla perdita di memoria storica della città e contribuire allo sviluppo di Taranto nonché alla valorizzazione dei comparti pesca e mitilicoltura. Nell’ambito delle attività del progetto, risultato vincitore del concorso “Principi Attivi 2010 – Giovani Idee per una Puglia Migliore” della Regione Puglia, l’Associazione “CSDR Le Sciaje” ha curato, sin dall’inizio, visite guidate e gestione di eventi all’interno dell’Esposizione “Il Tempo del Mare“, allestita dal Centro Ittico Tarantino all’interno della Torre dell’Orologio, in Piazza Fontana.

In coerenza con tali attività culturali, il prossimo sabato 19 maggio 2012 alle ore 19 verrà proiettato, all’interno della Torre dell’Orologio, il documentario sulla Città Vecchia di Taranto “Storie di Terre e di maree”, realizzato dall’Associazione Culturale Cirano. Un importante prodotto culturale a carattere didattico-divulgativo, che vuole essere prima di tutto una testimonianza attuale del centro storico e vuole dare alla cittadinanza e al turista la possibilità di leggere il suo sviluppo storico-urbano attraverso le innumerevoli stratificazioni ancora visibili, che rischiano di scomparire per sempre o di essere dimenticate.

L’associazione “CSDR Le Sciaje Taranto” continuerà le sue attività promuovendo l’organizzazione di appuntamenti che prevedranno visite guidate, approfondimenti, allestimenti fotografici e spazio aperto a discussioni tra cittadini, associazioni e chiunque voglia offrire un contributo di esperienze ed idee per rendere concreti e realizzabili progettualità partecipate orientate alla valorizzazione del nostro territorio e della importante risorsa mare a Taranto.

In allegato la locandina del documentario.

Per informazioni:
www.lesciaje.it e-mail: lesciaje@gmail.com Tel: 3889538912

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Il Maestro Chiara Vigo e Le Sciaje

Abbiamo avuto l’onore di incontrare il Maestro di Bisso Chiara Vigo in occasione della sua recente visita a Taranto, invitata dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia per il ciclo di incontri “INSEGNARE IL MARE, un’antica tradizione mediterranea, il BISSO MARINO” (clicca QUI per il programma completo del convegno, che terminerà il 28 maggio 2012).

Chiara Vigo è venuta a trovarci all’interno dell’Esposizione “Il Tempo del Mare” nella Torre dell’Orologio, rilasciandoci questa videodedica, punto di partenza per la tessitura di future collaborazioni, nel nome dell’amore per il Mare!

Per saperne di più su Chiara Vigo e la tessitura del bisso di Pinna nobilis consigliamo questo video:

Per maggiori informazioni sulla storica arte del bisso a Taranto, scaricate il nostro ebook QUI!

Altre informazioni:

www.chiaravigo.com
www.aiigpuglia.it
www.lasetadelmare.eu
www.lesciaje.it

 

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La pesca artigianale nei mari di Taranto: ‘u cuenze

Pubblichiamo volentieri un nuovo intervento del Maestro d’Ascia Cataldo Portacci, con preziose informazioni sulla pesca tradizionale tarantina:

La pesca artigianale nei mari di Taranto: u cuenz

Le esperienze di vita vissuta con l’attività di maestro d’ascia attraverso la costruzione di barche in legno durante il secolo scorso mi hanno dato l’opportunità di interagire con i pescatori artigianali della marineria tarantina.

Il recupero della memoria storica delle attività della pesca artigianale ionica è l’obiettivo della presente nota, ed in particolare delle attività di pesca con il conzo o palangaro (u cuenz). Lo scopo è quello della diffusione della cultura del mare, al rispetto dell’ambiente marino, al recupero di importanti valori della Nostra identità storica per avviare uno sviluppo compatibile nella Nostra Città.

La pesca con i palangari nella nostra marineria era adattata e resa efficace alle specie bersaglio e al tipo di fondo e di mare dove era immerso.

La pesca artigianale con il conzo è ormai una attività residuale della marineria, praticata purtroppo da pochi pescatori professionisti e da qualche dilettante. La riduzione del numero di operatori che si dedicano a tale attività è dovuta, secondo la mia opinione:

– ad un livello eccessivo e irrazionale di sfruttamento delle risorse marine costiere della pesca, soprattutto nei bassi fondali, anche attraverso l’utilizzo di attrezzature moderne e sofisticate;

– alla difficoltà crescente di lasciare in acqua degli attrezzi da pesca senza che questi siano oggetto di furti o trascinamento degli strumenti trainati.

Il conzo è costruito con una cavetto di diverso spessore e lunghezza che viene misurata attraverso l’utilizzo dell’unità di misura marinara detto “u pass”. Essa era ricavata dalla lunghezza delle braccia completamente aperte di un uomo di statura media. Lungo il cavetto vengono legati dei penzoli verticali, ai cui terminali inferiori erano annodati gli ami (ammuscidd). Il numero di ami era tra le cento e le cinquecento unità ed anche oltre per gli alti fondali. Ogni unità composta da 100, 1000, e oltre era denominata u tuene du cuenz. Sino agli anni 60 del secolo scorso la cima era costituita da filamenti di canapa ritorti, attualmente costruiti in filamenti di nylon. Per renderlo più resistente il conzo tradizionale era trattato con una sostanza colorante detto “zàppine”, ricavato dalla corteccia di alberi di pino. Esso si estraeva attraverso la bollitura in acqua delle suddette cortecce in contenitori di terracotta; se ne ricavava un liquido denso di colore marrone scuro. Questo laborioso trattamento rendeva l’attrezzo più resistente all’usura dell’acqua marina e meno visibile alla sensibilità del pesce.

Il centro per il trattamento con “u zàppine”, detta la tentaria, a Taranto era collocata a Porta Napoli, dopo il Ponte di Pietra. Gli utenti di questa bottega erano oltre ai conzaroli anche gli operatori con le reti da posta (retaruli). L’operazione dell’immersione dentro “u zàppine”, detta a tenta, era di routine, tanto che era

indispensabile prenotarsi e aspettare il proprio turno. Una volta asciugato il conzo era stirato e tirato con un passamani da sinistra a destra a brevi intervalli. Lo scopo di tale operazione era di rendere la flessibilità del conzo molto più uniforme per evitare la pericolosa formazione di nodi durante la calata in mare ed il recupero; l’avvolgimento del conzo, infatti doveva essere praticata in senso circolare in ceste di vimini. Il margine superiore di tale ceste, e per tutta la loro circonferenza, era corredata di una fascia in sughero utile per agganciare gli ami, che dovevano essere disposti con il massimo ordine per l’innesto con l’esca. Anche se uno solo degli ami non era perfettamente nel loro ordine, rischiava di compromettere l’efficacia dell’attrezzo che si basa soprattutto sull’ordine certosino delle sue semplici ma numerose componenti. I penzoli, che erano applicati alla distanza reciproca di 1 m circa, erano dette palmaredde. Questi erano costruiti anche con i filamenti delle code dei cavalli.

La pesca si praticava in Mar Piccolo ma soprattutto in Mar Grande data la caratteristica “lineare” dell’attrezzo che aveva, perciò, la necessità di più ampi tratti di mare a disposizione. Anche per la qualità del pescato, ovvero per il numero di specie, il Mar Grande era prediletto per la pesca con il conzo.

Descriveremo le tecniche al conzo più redditizie e significative per sottolineare anche le grandi risorse dei nostri mari.

La pesca alle anguille nel Mar Piccole si praticava durante i mesi miti e freddi dell’anno. Le zone di mare più pescose erano quelle collocate ai margini degli impianti fissi di mitilicoltura e nelle adiacenze dei citri (polle risorgive di acqua salmastra in mare). Le anguille erano catturate anche con la lenza, le nasse e i panari (ceste di vimini intrecciate di forma circolare).

La tecnica praticata nei quadri delle cozze possiamo considerarla caratteristica della marineria tarantina ed era denominata cuenz appis all pale(conzo appeso ai pali). In particolare essa era realizzata tra le ventie i pali e i pergolari di mitili. I conzaruli era autorizzati dai concessionari degli impianti di mitilicoltura a praticare la pesca alle anguille nei loro quadri. Le persone autorizzate erano dei pescatori affidabili al fine di non recare danno agli impianti molluschicoli. Il conzo era, in tale tecnica, civato con le cozze agli ami. Esso era collocato verticalmente e sollevato dai fondali per sfruttare la risalita notturna delle anguille verso la superficie e agevolare l’abbocco all’amo. Questa tecnica di pesca richiedeva, perciò, esperienza, capacità e attenzione. Dall’inizio degli anni ‘80 del secolo scorso le anguille tarantine sono completamente scomparse per lo sconvolgimento delle caratteristiche oceanografiche dei mari di Taranto. Le anguille presenti attualmente sul mercato provengono soprattutto da Lesina e da i diversi paesi del Mediterraneo. Le anguille tarantine erano rinomate in tutta Italia per la particolare consistenza delle carni e il sapore prelibato.

Quella “all spar mazz” era un’altra pesca redditizia che si praticava nel Mar Piccolo con il conzo. Le specie che potevano essere catturate con questo attrezzo erano: spari, piccole orate (“bandicedde”), ecc. Le esche con cui erano civati gli ami erano costituiti anche dai lombrichi. Tale esca era reperita nei terreni umidi della provincia dagli stessi pescatori che raggiungevano le località prescelte con biciclette. Il terreno veniva esplorato attraverso delle zappe e i lombrichi erano conservati vivi sino alla pesca nel

terriccio bagnato. In Via Garibaldi ed in alcuni vicoli e piazzette della Città Vecchia si raggruppavano in pittoreschi e sin anche spettacolari squadre di pescatori del conzo, formate da gruppi di tre quattro persone. I pescatori si riunivano per civare gli ami con i lombrichi che erano raccolti in un vecchio cappello o una cassetta. I vermi erano raccolti singolarmente con grande abilità e solerzia.

Il Mar Grande come già accennato, date le sue caratteristiche, era un bacino più adatto alla pesca con il conzo. La pesca ai gronchi era praticata proprio con il conzo nei fondali fangosi del Mar Grande nelle ore notturne. Gli ami, in tal caso, venivano civati con le sarde. Inoltre, uno dei siti di maggior pregio per praticare questo tipo di pesca era posizionato nell’area sud orientale del Mar Grande presso Capo San Vito, su fondali rocciosi dette “chianche”. Presso le “chianche” era possibile pescare: cocciche, saraghi, ombrine; in tal caso gli ami erano civati con merluzzetti, piccoli pesci o con vermi detto “bivo” o piccoli tagli di seppie.

Un sistema particolare utilizzato per la cattura sulle “chianche” di specie particolarmente pregiate era il “conzo a vela”. In tal caso il cavetto era sostenuto parallelo alla superficie dell’acqua attraverso una serie di galleggianti (detti sugheri). I penzoli, sistemati alla reciproca distanza di circa 2 m, sostenevano gli ami in modo da operare nell’interfaccia fondo mare sollevati da piccoli sugheri allo scopo di attirare specie, anche di grossa taglia, come dentici, cernie e saraghi, senza però impigliarsi tra le rocce. L’attrezzo era segnalato da un galleggiante di sughero che ne segnalava l’inizio; tale punto era fondamentale nel recupero dell’ingegno.

Le barche tradizionali per la pesca del conzo erano costruite con sistemi di propulsione che in origine prevedevano la vela ed i remi. Tali barche, nel caso dovessero essere adibite a tale tipo di pesca nel Mar Piccolo di Taranto (dette “conzitiedde”) di norma non superavano i 5 m di lunghezza. Le barche, invece, che dovevano praticare tale tipo di pesca in Mar Grande superavano i 5 m, sino ad arrivare sino ai 12-15 per la pesca ai merluzzi in alto mare (pesca ai “mazzune”). Questo tipo di pesca è stata già descritta in un altro capitolo del Diario.

Questo tipo di pesca è la testimonianza di come la gente di mare di Taranto aveva escogitato sistemi semplici ed efficaci per l’utilizzo delle risorse del mare. Modalità che hanno consentito il sostentamento della Città di Taranto per millenni e che possono costituire la base per una gestione sostenibile delle risorse marine per il nuovo millennio.

Taranto, 9 aprile 2012

Cataldo PORTACCI 

 

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Parlano di noi! cap 3

Ragazzi attivi

di Manuela Marchi

su Extra Magazine

Una storia che parte dal mare, quella che Angelo Cannata e Giulio Farella, rispettivamente presidente e responsabile scientifico dell’associazione di promozione sociale Le Sciaje, ci raccontano. Un viaggio attraverso gli abissi dei fondali della tradizione più antica tarantina.
Vincitori del concorso “Principi Attivi 2010 giovani idee per una Puglia migliore”, sono riusciti a fare qualcosa di concreto per la loro città e non hanno alcuna intenzione di fermarsi.
Il nome stesso della vostra associazione e del vostro progetto, Le Sciaje, è intensamente fuso nella tradizione tarantina… Raccontateci.
«Le Sciaje erano il nome dove venivano coltivate le ostriche, per definizione i giardini del mare. La ostricoltura era una delle attività principali legate alla vite del mare e la mitilicoltura, la cultura dei mitili, la cozza per intenderci, era una attività collaterale. Il termine con il tempo venne quindi utilizzato per identificare i luoghi in cui venivano praticate queste attività, e sono state una delle prime perdite conseguenti alla scomparsa delle memorie marinaie. Le prime, le più antiche,  quelle dove oggi sorge l’arsenale vecchio, furono smantellate per la costruzione dello stesso. E’ stato anche il primo cambiamento dell’identità della città che si è avviato subito dopo l’Unità d’Italia.
Per questo, quando dovevamo scegliere il nome del nostro progetto e della nostra stessa associazione, volevamo un nome che riportasse l’attenzione su antiche tradizione. Si tratta di attività fondamentali del Mar piccolo che non solo son state perse ma tanti tarantini ne ignorano completamente la storia. »
Rappresentate un Centro studi Documentazione e ricerca, quindi una grande preparazione e professionalità, ma quando decidete di diventate una realtà a tutti gli effetti? Qual è stata la spinta?
«La storia della nostra associazione è relativamente recente; nasce in occasione di una partecipazione a un bando regionale, quello di Principi Attivi, in cui veniva promossa la presentazione di un’idea progettuale che proponeva attività di recupero e valorizzazione del territorio. Le idee che ci potevano interessare erano tante ma avendo maturato una serie di esperienze passate di conoscenza e approfondimento della stessa città vecchia ci siamo ritrovati attorno al discorso del mare che è una risorsa imprescindibile dalla storia della città. Viviamo da sempre il borgo antico e secondo noi è la parte paradossalmente, come altri hanno detto prima, più giovane della città stessa. Ha sicuramente tanta storia ma è la parte che possiede le maggiori potenzialità per sviluppare tante occasioni di crescita. Quale maniera migliore per valorizzarla se non renderla non solo un museo a cielo aperto ma anche scenario delle nostre vite e passioni e  parte viva e attiva di tutti gli abitanti della città di Taranto. Abbiamo così scoperto che il mare non solo racconta delle storie ma anche la storia stessa della città e di conseguenza la vocazione marinaia come tratto identificativo delle nostre generazioni. Ci ha accomunato la passione per la città vecchia e la voglia di avviare quel processo che in altre città, come per esempio Genova, ha già ampiamente dato i suoi frutti, ripartendo dalle origini. L’associazione nasce per il progetto, ma con la consapevolezza che in un modo o in un altro sarebbe stato solo un  inizio, perché allo scadere del bando non abbiamo alcuna intenzione di interrompere i nostri studi.»
Siete inoltre un’associazione di promozione sociale. Due termini che ormai vengono ripetutamente utilizzati nei campi più diversi. Cosa è per voi la promozione sociale?
«La tipologia giuridica che ci ha permesso di costituirci in maniera più dinamica era quella dell’associazione di promozione sociale e anche la tipologia più utile per metterci alla prova. Per sociale noi intendiamo un intervento che sia il più coinvolgente possibile e di conseguenza che la stessa associazione,  per definizione un mezzo attraverso cui si sviluppi l’emancipazione sociale e  l’arricchimento della società, renda utile il nostro lavoro. Al tempo stesso però di associazioni ce ne son tante e si rischia di avere più associazioni che persone, ma quando prevale il contenuto non si corre questo rischio e si arriva  a un’utilità sociale, quindi il nostro obiettivo è che la nostra associazione non sia solo la nostra ma che metta insieme le energie trasformate da individuali a sociali. E’ qui che poi l’unione fa la forza. Inoltre cerchiamo di coinvolgere tutte le fasce d’età senza alcun tipo di differenze.»
Vincitori del concorso “Principi Attivi”, istituito dalla regione Puglia. Cosa vi ha permesso di raggiungere questo traguardo?
«I progetti approvati sono stati circa 200… E questo non può che renderci felici infatti cerchiamo sempre di restare in contatto con i vincitori (a Taranto i progetti realizzati son stati sette) e con tutti i partecipanti. Stiamo in fondo cercando di creare una rete, delle sinergie con le altre realtà. Certo è fondamentale lo spirito di iniziativa perché occasioni di incontro ce ne sono ben poche, spesso un mancato coinvolgimento di altri è evidente ma non bisogna lasciarsi influenzare. Crediamo che la nostra forza sia stata la coerenza con cui abbiamo portato avanti l’analisi del territorio e la novità del nostro progetto nella nostra città. Abbiamo costruito questa idee per fissare le fondamenta di un sistema di collaborazione che veda protagonisti le esperienze dei pescatori, gli studi dei ricercatori e la professionalità degli esperti nel settore turistico in una prospettiva generale e non più singola.»
Parlate di un progetto anche didattico. Qual è il vostro rapporto con le scolaresche?
«Siamo felici di poter affermare che le scuole ci contattano e vengono a vistarci. Uno dei nostri principali collaboratori è Cataldo Portacci, maestro d’ascia, e dice che Taranto ha voltato le spalle al mare… Questa citazione illustra perfettamente il problema con cui spesso lottiamo; c’è una gran fetta di Taranto adulta che purtroppo non sa nulla della propria storia ed è per questo che cerchiamo di investire nei bambini che hanno ancora una mente libera e pronta  a far tesoro di qualsiasi notizia. Partendo dall’esperienza stessa dell’uscita dalle mura scolastiche  e l’entusiasmo che questa porta cerchiamo di spiegare quelle caratteristiche che fanno parte della nostra storia per lanciare messaggi che si basano su progetti più ampi, quali per esempio la tutela dell’ambiente insieme alla valorizzazione della Città Vecchia e del nostro importante Mar Piccolo.»
Quanto invece sono curiosi gli abitanti del borgo antico?
«La rimessa in funzione dell’orologio è stata sicuramente una grande riconquista per Taranto e soprattutto per la zona di Piazza Fontana. Certo è stato un percorso che pian piano ha visto un riconoscimento e la cosa che ci rende soddisfatti ora è sentirci parte del territorio e non come estranei. Questo è il risultato di un rapporto che si basa sul rispetto che diamo e che riceviamo.»
Avete così avviato un percorso sia culturale che didattico, finalizzato al recupero e la tutela del patrimonio della civiltà della pesca a Taranto. Un progetto specifico e particolare che prende vita nella mostra permanente de « Il tempo del mare», di cosa si tratta e come si articola?
«La nostra mostra permanente si articola tra un excursus storico che parte dalla torre stessa dell’orologio, unica opera rimasta del complesso della “cittadella”, Piazza Fontana, teatro degli scambi commerciali della città per poi passare a una  ricostruzione storico-scientifica delle attività di mari coltura a Taranto e della nascita delle prospettive per il futuro. L’esperienza de “Il tempo del mare” è stata più che positiva perché sempre seguendo i principi di una reale condivisione e  collaborazione ha messo insieme enti pubblici e amministrativi quali il comune e il centro ittico e enti di ricerca come il CNR, istituto talassografico di Taranto.»
Quanto è importante oltre che caratteristico per la vostra mostra  avere come location la Torre dell’orologio?
«La torre ci dà la possibilità di condividere la nostra passione con tanti altri giovani e non solo che con l’interesse di riscoprire un luogo così importante si approcciano alla nostra associazione, il nostro progetto e tutto quello che cerchiamo di fare per essere presenti in un periodo temporale che non si limita alla Settimana Santa o ad altri importanti eventi che hanno visto la città vecchia protagonista. Ciò che a noi interessa è far prevalere un discorso culturale che va aldilà di tutto il resto. Ovviamente è un luogo simbolo, è l’ingresso della città quindi l’importanza è notevole e siamo orgogliosi di essere riusciti a mantenerla costantemente aperta con tutti i sacrifici che ciò ha comportato.»
E per concludere, una domanda che ormai è per me di routine fare a  tutti i giovani, e non solo, che fanno parte della Taranto attiva, come amo definirla, e che attraverso le loro idee e il loro talento stanno contribuendo ad una cambiamento che speriamo possa essere definito storico. Secondo la vostra esperienza sul territorio le realtà tarantina sta in qualche modo recuperando i suoi punti di forza, quali la cultura, l’arte e la tradizione?
«Il recupero lo si sta facendo e lo si sta facendo dal basso, nel senso che parte dalle associazioni, dai comitati politici, nel senso più nobile della parola, dai gruppi informali. Il problema è poi la mancata fiducia da parte delle istituzioni. Certo qualcosa di positivo si sta creando ma bisogna cercare di instaurare, tra tutte queste organizzazioni un reale collante e che uno sia la spinta per l’altro. Solo in questa maniera si potrà assistere a un cambiamento reale.»


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Dodici mesi di attività!

Sono passati 12 mesi dall’avvio del progetto “Le SCIAJe – Storia Cultura Innovazione Ambiente Jonico”, vincitore del concorso regionale “Principi Attivi 2010 – Giovani idee per una Puglia Migliore”. Il progetto è nato dalla comunione di intenti tra un sociologo, Angelo Cannata, ed un biologo marino, Giulio Farella, con l’intenzione di avviare un percorso culturale finalizzato al recupero e alla tutela del patrimonio della pesca e della mitilicoltura nei mari di Taranto. In questi mesi il progetto ha contribuito a stimolare un rilancio della città di Taranto attraverso la riscoperta delle radici marinare, troppo rapidamente sostituite dalle scelte iperindustrialistiche, con particolare riguardo alla Città Vecchia, storico fulcro della marineria tarantina. Partner del progetto fin dall’inizio sono stati il Centro Ittico Tarantino spa, la Società di Storia Patria per la Puglia di Taranto, l’associazione culturale Lab Lib e Circo Laboratorio Nomade.

Dal progetto è nata l’associazione di promozione sociale “Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje”, la cui vita associativa è stata finora caratterizzata da attività scientifiche e culturali di alto livello come la gestione di visite guidate, eventi culturali e approfondimenti all’interno dell’Esposizione Permanente sulla Mitilicoltura Tarantina “Il Tempo del Mare”, allestita presso la Torre dell’Orologio in Piazza Fontana a Taranto, la pubblicazione del catalogo dell’esposizione – scaricabile gratuitamente dal nostro sito, mostre ed eventi di approfondimento come “I giovedì alla Torre” e “A Lezione di Mare”.

Tutte le nostre attività puntano a favorire una visione urbana sostenibile e a riscoprire una Taranto sorretta, circondata e permeata dai suoi due mari, in un rapporto di reciproco rispetto. La riuscita di queste attività è stata resa possibile anche dalle numerose collaborazioni, tra cui quelle di Ileana Giunta, dottoressa in maricoltura, nonché dell’inesauribile fonte di idee e storie Cataldo Portacci, Maestro d’Ascia in pensione e socio onorario dell’associazione. Inoltre, punto di forza dell’associazione “CSDR Le Sciaje” è stata, finora, la fruttuosa rete di cooperazione con enti, associazioni ed istituzioni che condividono percorsi socio-culturali legati al mare, alla cultura ed alle tradizioni tarantine.

Proprio in questi giorni la Regione Puglia ha approvato una proroga delle nostre attività progettuali di ulteriori quattro mesi, al fine di completare le nostre attività, con ulteriori approfondimenti, eventi e pubblicazioni da portare avanti per tutto il periodo primaverile ed estivo, nonché di continuare a monitorare la situazione della molluschicoltura tarantina, che oggi sta attraversando la sua più grave crisi.

Attività che potranno rafforzare ulteriormente il ruolo dell’associazione, realtà ormai consolidata sul territorio ma desiderosa di crescere ancora, soprattutto attraverso collaborazioni con chiunque voglia condividere con noi idee rivolte alla risorsa-mare, alla storia di Taranto ed alla sostenibilità.

Per ulteriori informazioni e contatti: www.lesciaje.it .

 

 

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Parlate di Luce. Rassegna di Poesia Abitata

Diffondiamo volentieri questa iniziativa dell’Associazione Lab Lib – nostra partner nell’ambito del progetto Le SCIAJe – “Parlate di Luce. Rassegna di Poesia Abitata” che, ovviamente, abbiamo sostenuto!

 

COMUNICATO STAMPA

La prima Piazza della Poesia

Parlate di Luce. Rassegna di Poesia Abitata”

24 . 27 . 28 . 29 . aprile 2012

Si aprirà ufficialmente il prossimo martedì 24 aprile la prima edizione di “Parlate di Luce. Rassegna di Poesia Abitata”, l’evento organizzato dall’Associazione Socio Culturale LAB-LIB e promosso dalle Politiche Giovanili del Comune di Carosino e dall’Ass. al Turismo e Promozione del Territorio della Provincia di Taranto.

Alle ore 11,00 presso la Sala Consiliare del Municipio di Carosino si terrà la conferenza stampa di presentazione della rassegna che con il suo “Parlate di luce!” vuol essere invito e sprone. Interverranno il Sindaco del Comune di Carosino, Biagio Chiloiro, il consogliere delegato alle Politiche Giovanili, Marina Longo, e il poeta e curatore della rassegna, Biagio Lieti.

Alle ore 17,00 la rassegna si affaccerà sulla città di Taranto che ospiterà il primo appuntamento presso l’affascinante location dell’antica Torre dell’Orologio di Piazza Fontana, una struttura del settecento trasformatasi in presidio culturale, attualmente sede dell’esposizione permanete “Il Tempo del Mare” e del Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje”. L’incontro dal titolo “Prendere sul serio i poeti”, prevede un interessante confronto sugli attuali canali di diffusione della poesia e sulle possibilità che hanno i poeti di oggi di influire nel dibattito sull’identità e nel racconto della memoria civile del Paese.

Dopo i saluti di benvenuto di Angelo Cannata, Presidente del centro “Le Sciaje” e di Massimo Giusto, promotore dell’esposizione “Il Tempo del Mare”, sono previsti gli interventi di Lucio Pierri, autore di una biografia sul poeta Michele Pierri; Giuseppe Goffredo, poeta e scrittore, direttore editoriale di Poiesis Editrice; Fabio Moliterni, ricercatore di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università del Salento; Margherita Macrì, dott.ssa in Lettere Moderne.

La Rassegna proseguirà a Carosino nei giorni successivi, dal 27 al 29 aprile, con inizio alle ore 20.00. Qui si alterneranno in numerose letture pubbliche, in piazzette, strade e crocevia, alcuni dei più importanti poeti del panorama nazionale. Il programma completo, tutte le attività della rassegna e ogni altra informazione sono disponibili su www.parlatediluce.it

Ufficio Stampa e Coordinamento Organizzativo

tel. 3381460904

Lablib.parlatediluce@gmail.com

info@parlatediluce.it

www.parlatediluce.it

 

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Menù equosolidalsostenibili!

Eccovi qui l’eccellente menu della cena equosolidale organizzata dalla cooperativa Equociqui in sinergia con l’associazione Le Sciaje.

Durante la cena abbiamo posto ai partecipanti queste 10 domande sulla marineria tradizionale tarantina e sulla pesca sostenibile:

Cosa erano, nella città di Taranto, Le Sciaje?

“Abbasce a’ duàne”…dov’è?

Da dove deriva l’espressione “menàre ‘u cuénze”?

Zoca d’agnòne e zoca camaròne: cos’erano?

Che cosa è “a’ parricedde”?

Cosa si intende per “specie neglette”?

Meglio comprare il pesce pescato o d’allevamento?

E’ più sostenibile mangiare un trancio di verdesca, di tonno o di sgombero?

che differenza c’è tra una tubettata di cozze e un piatto di linguine ai datteri?

cosa si intende per “taglia minima”?

 

(in ogni caso, vi diamo due aiutini: cliccate QUI e QUI !)

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‘A Scarcedde

Durante una consueta giornata di visite guidate nell’Esposizione permanente “Il Tempo del Mare” (nella Torre dell’Orologio, Piazza Fontana, Città Vecchia di Taranto), un omaggio pasquale del Maestro Cataldo Portacci, che leggendo la poesia in vernacolo tarantino “A scarcedde” di Cataldo Acquaviva ci riporta in una Taranto dimenticata: quella delle tradizioni pasquali al tempo di guerra.

 

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