Il crollo avvenuto nello scorso 4 febbraio riporta all’attualità il problema, irrisolto da decenni, del mancato compimento dei progetti di risanamento e ripopolamento del Borgo Antico di Taranto. Ad oggi, numerosi sono gli esempi di percorsi di partecipazione attraverso iniziative di rilancio della zona in termini di valorizzazione, anche economica, dei settori cultura, turismo e commercio. Questi, però, rimangono isolati se non tenuti in adeguata considerazione nei momenti decisionali di governo e gestione del territorio.

La valorizzazione del paesaggio urbano deve necessariamente coinvolgere e considerare le diverse soggettività che già operano e i tanti gruppi imprenditoriali e istituzionali che hanno la precisa volontà di unire e praticare interventi concreti e utili alla rigenerazione della città nel suo complesso.

Una comunità responsabile e intelligente può e deve sostenere i sogni e le speranze di tutti coloro vogliono fare il proprio lavoro nell’interesse del benessere collettivo cittadino.

Dalla crisi che ha colpito la città di Taranto su più fronti – dal problema della qualità delle acque del primo seno del Mar Piccolo a partire dal luglio 2011, con conseguente messa in ginocchio della mitilicoltura, all’esplosione nel luglio 2012 dell’emergenza ambientale, che ha riposto al centro dell’agenda politica il tema della salute nel un territorio tarantino – non c’è via d’uscita che possa prescindere da un adeguato progetto di rilancio della Città Vecchia e dell’intero Mar Piccolo, luoghi che per millenni hanno rappresentato con la civiltà dei lavoratori del mare e dell’artigianato l’identità e la memoria tarantine, autentica ricchezza del territorio.

Quello della rigenerazione urbana non può essere considerato solo un processo di attivazione di iniziative-tampone per la messa in sicurezza dei Palazzi o di interventi-spot per progetti di visione strategica di area vasta che resteranno sulla carta perché di difficile attuazione. Occorre, pertanto, chiarire qual è la destinazione d’uso della Città Vecchia e del Mar Piccolo nel documento programmatico propedeutico alla redazione del nuovo piano regolatore del XXI secolo di Taranto.

Partendo, ad esempio, da processi già in atto attraverso iniziative dal basso, come quelle mirate alla la riqualificazione della fornace tra via Cava e la postierla ss. Medici, nei pressi della riqualificata ex chiesa di s. Gaetano, quelle per la rifunzionalizzazione del parco del fiume Galeso, sede mai realizzata di un centro di educazione ambientale e di un parco letterario, e le iniziative diffuse per la creazione poli di eccellenza artistica nei quartieri Città vecchia e Tamburi.

Nel contratto di valorizzazione urbana del prossimo Piano Città proprio i quartieri Tamburi, Paolo VI, Porta Napoli e Città Vecchia saranno al centro delle attenzioni nazionali ed europee, con risorse come quelle previste dalla Zona Franca Urbana e dalla nuova programmazione europea 2014-2020.

Il problema della Città Vecchia, secolare e storica ma oggi abbandonata e dimenticata, però, non può essere considerato al di fuori dell’analisi complessiva del contesto tarantino, drasticamente mutato in appena 130 anni di storia a seguito delle due grandi industrializzazioni post- unitarie.

Occorre oggi come ieri il deciso avvio di una nuova stagione politica sulla città, sull’esempio della “Vertenza Taranto” che, all’inizio degli anni 80, significò interventi sociali importanti come la realizzazione di asili nido e scuole comunali nonché l’avvio di lavori di edilizia residenziale pubblica come quelli in via Cava e nelle periferie. Soprattutto, valorizzò il protagonismo della classe operaia lavoratrice che sostenne, ad esempio, la realizzazione di una biblioteca e centro di documentazione, a spese delle risorse del fondo-salari dell’allora Italsider, proprio nel palazzo Delli Ponti, a cento passi dai crolli avvenuti nel maggio del 1975 in Vico Reale e dagli ultimi in Via di Mezzo.

Il richiamo alla memoria per il futuro di Taranto è utile se si considerano responsabilmente gli errori fatti fino ad oggi dalla classe dirigente tutta, che ha subordinato e imposto priorità politiche ed economiche considerevoli ma limitate, poco lungimiranti e distanti dai bisogni reali della popolazione. Occorre, invece, reclamare una nuova stagione che segni il necessario cambio di registro per fronteggiare gli effetti di povertà diffusa, dovuta a una mancanza di lavoro che più di ogni parte di Italia qui a Taranto provoca grande disagio ed effetti disastrosi.

Appuntamento, quindi, a stasera alle ore 19 alla Torre dell’Orologio in piazza Fontana.

 

Angelo Cannata, presidente associazione “CSDR LE SCIAJE”

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