Pubblichiamo questo nuovo, interessantissimo estratto del “Diario di un Tarantino Verace” del Maestro d’Ascia Cataldo PORTACCI, socio onorario della nostra associazione e fonte inesauribile di memorie, proposte e amore per la città di Taranto:

1913 -2013 CENTENARIO DELLA VILLA PERIPATO:
RIFLESSIONI E PROPOSTE PER LO SVILUPPO ECOMPATIBILE DELLA NOSTRA CITTA’

“Il 1913 per la Città di Taranto è stato un anno significativo per un avvenimento che ha segnato positivamente il suo tessuto urbano e storico. In quell’anno fu messa a disposizione dei cittadini tarantini la Villa Beaumont – Bonelli oggi Peripato. Sono, quindi, trascorsi 100 anni. Per il suo affaccio ineguagliabile dai connotati settecenteschi ha costituito uno dei fiori all’occhiello del Borgo e dell’intera Città. Uno dei pochi affacci a mare che il Borgo Umbertino ha avuto sul Mar Piccolo dopo l’insediamento della Marina Militare. Essa è , quindi, una vera e propria oasi sopravvissuta allo sconvolgimento del territorio per la costruzione della banchina Torpediniere e dei palazzi del borgo. Nonostante le manomissioni, e vere proprie violenze urbanistiche della memoria del luogo, oggi rimane uno dei pochi polmoni di verde in una Città martoriata dall’inquinamento.

Fig 1 La Scalinata Monumentale originale e l’antica cancellata della Villa Peripato

La Villa Peripato che ho conosciuto negli anni ’30, durante la mia infanzia, era molto diversa da quella di oggi. All’epoca il sito era frequentatissimo: un vero e proprio polo di attrazione della Città. I Giardini Peripato con lo Scalone monumentale all’ingresso di Piazza Roma si presentava solenne e austera. Questo ingresso maestoso, insieme alla Rotonda con l’affaccio sul Mar Piccolo, furono demoliti nel 1935 per lasciare il posto alla Piazza del Circolo Ufficiali della Regia Marina (Figura 1). Il cancello e la recinzione esterna, costruita in ferro battuto dai maestri fabbri tarantini, fu rottamata per dare “ferro alla patria” sempre durante il ventennio fascista, con il motto “tutto può essere utile per la costrizione di aratri e cannoni”. Era presente, inoltre, una fitta vegetazione di essenze pregiate, in particolare sulla rampa che declinava sul Mar Piccolo; il verde lussureggiante rendeva la Villa una vera oasi di quiete e serenità, una specie di “Paradiso Terrestre”. Ricordo quando la mia nonna materna mi conduceva in questo ridente giardino per consentirmi di respirare l’aria ossigenata nel primo mattino; questo mi permise di guarire da una tosse stizzosa e continua, insieme agli sciroppi preparati dalla Farmacia di Don Luca sita in Via Garibaldi in Città Vecchia. All’inizio della scalinata mi liberavo dalla mano della nonna per salire in fretta e unirmi al gioco dei tanti bambini presenti nella Villa. I Giardini Peripato, quindi, assolvevano in modo esemplare il ruolo che aveva sognato e voluto fortemente il Sindaco Francesco Troilo: un polmone verde per gli abitanti di Taranto, una “finestra” sul Mar Piccolo, una “riserva” di storia e paesaggio da difendere e fruire.

Oggi a distanza di tanti anni, alla luce dei cambiamenti avvenuti quale ruolo può svolgere questo storico lembo della Città Bimare per il suo sviluppo eco -compatibile?

Il recupero della Villa Peripato non può essere considerato avulso da una rivalutazione dell’intero Borgo all’interno di un nuovo piano urbanistico. Il Centro di Taranto deve diventare nuovamente un polo di attrazione che impedisca l’espansione anonima verso le periferia di una Città dilatata verso la parte sud orientale. Una parte importante della Nostra Identità rischia di perdersi diventando uguale a quello di tante altre Città che non possono fregiarsi della Nostra Storia. E’ inevitabile e necessario continuare l’attiva di dialogo con la Marina Militare che si è sempre dimostrata sensibile su questi temi al fine di rendere organico un progetto di rivalutazione strategica della Villa. Va colta la volontà di una parte degli intellettuali pugliesi di utilizzare l’opportunità fornita dai Fondi Europei FESR all’interno del Progetto “Cult Tour” per la valorizzazione della Villa quale sito di importanza strategica a livello architettonico e dell’architettura del verde pubblico. Va riaffermato in questa circostanza il ruolo del Comune di Taranto e la richiesta preventiva delle modalità di ristrutturazione della Villa aprendo un dialogo con la parte più vitale e vivace degli intellettuali tarantini.

In tale contesto le mie proposte per la rivalutazione della Villa Peripato sono:

– ricostruire lo Scalone Monumentale distrutto in Piazza Roma – Kennedy (Figura 1-2);

Fig 2 Il “nuovo” ingresso della Villa Peripato, mutilato per far posto al Regio Circolo della Marina

– sistemare all’interno dell’ingresso i due leoni di pietra che facevano bella mostra davanti alla Villa Settecentesca di Monsignor Capacelatro oggi custoditi nei viali dell’Ospedali della Marina Militare.Essi, oltre al valore storico delle opere, riportano l’epigrafe in latino “SI RURUSUS HEIC PECCASSET ADAM FORSITAN DEUS IGNOSCERET” (Se qui Adamo avesse peccato di nuovo forse Dio non avrebbe badato) quale monito secolare a testimonianza della bellezza del luogo che si sta per visitare (Figura 3);

Fig 3 I due leoni di pietra che facevano bella mostra davanti alla Villa Settecentesca di Monsignor Capacelatro oggi custoditi nei viali dell’Ospedali della Marina Militare (Tratto da Chirico C., Sulla via che mena al Pizzone, Scorpione Editrice 2001)

– collocare molte altre bacheche per erudire i visitatori sui valore storico dei giardini e dei reperti archeologici presenti rivalutando la Villa, quindi, anche come vero e proprio Museo a cielo aperto in continuità col MARTA (Figura 4);

Fig 4 Un patrimonio archeologico immenso gestito in modo anonimo e usato come sottovaso (a)

– sfoltire la vegetazione spontanea per valorizzare la veduta sul Mar Piccolo (Figura 5);

Fig 5 La vegetazione spontanea che preclude la vista sul Mar Piccolo – Fig 6 Le tristi strisce di asfalto che ricoprono i percorsi originali

– aprire dei passaggi pedonali sulla rampa per agevolare il percorso turistico – culturale tra Museo MARTA la rinnovata Villa e le attività nautiche e di archeologia industriale del progettato museo della Marina Militare presso la banchina Torpediniere con l’utilizzo della Vittorio Veneto;

– eseguire un accurato lavoro di raccolta bibliografica per conoscere quali fossero gli elementi architettonici originali e le essenze della Villa Settecentesca quale essenziale prologo di qualsiasi progetto di rivalutazione;

– aprire un dibattito cittadino a tutti i livelli per il Piano Urbanistico della Città in cui la Villa Peripato costituisce uno dei siti baricentrici per lo sviluppo culturale di Taranto;

– definire di concerto con la Marina Militare l’apertura uno “finestra” attraverso la demolizione, anche parziale, del muro dell’Arsenale della Marina Militare per aprire il Borgo al Mar Piccolo;

– eliminare le tristi strisce di asfalto che ricoprono i percorsi originali (Figura 6);

– intensificare la fruizione del sito con la programmazione di eventi culturali consoni al luogo con associazioni di categoria e culturali (Figura 7);

Fig 7 La Villa Peripato come uno dei luoghi privilegiati per intensificare la fruizione del sito con la programmazione di eventi culturali consoni al luogo con associazioni di categoria e culturali

– intensificare le azioni di vigilanza antivandaliche anche con l’ausilio di un sistema di telecamere in continuo a circuito chiuso gestito dalle Forze dell’Ordine.

Queste modeste note di memoria storica e di proposta sono finalizzate a creare un movimento di opinione per lo sviluppo eco – compatibile della Nostra Città in uno dei periodi più difficile della sua storia, non solo per ricordare una data, un centenario significativo, ma per aprire un dibattito per un progetto condiviso di sviluppo della Nostra Comunità. In tale contesto un contributo indispensabile e decisivo lo devono dare, insieme alle Istituzioni Elettive, le associazioni culturali ed ambientaliste attraverso una programmazione strategica capace di avere una visione comune e fortemente condivisa per RESTITUIRE LO SPLENDORE ORIGINARIO ALLA VILLA PERIPATO.

Taranto, febbraio 2013

Cataldo PORTACCI 

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